15 agosto, Ferragosto, festa dell’Assunta: origine e storia di una festa tanto popolare

15 agosto, Ferragosto: pranzi di famiglia, vacanze per (quasi) tutti, e festa dell’Assunta (o festa dell’Assunzione). Ma quando nasce effettivamente questa festività così popolare? E in cosa consiste l’Assunzione?

Cominciamo dalla data, il 15 agosto: anticamente durante il mese di agosto si celebravano le Feriae Augusti, letteralmente “il riposo di Augusto”, un periodo  appunto di sosta e ricreazione dopo il duro lavoro nei campi. Ufficialmente le celebrazioni dell’arrivo del meritato riposo vennero istituite da Augusto nel 18 a.C.: le feste Consualia, dedicate a Conso, dio del grano e degli immagazzinamenti, vedevano svolgersi rituali religiosi, giochi fra uomini e cavalli, e corse dei cavalli stessi. Proprio il cavallo era l’animale che più contribuiva al lavoro dei campi, e vedremo più avanti come questa componente “equina” riaffiorerà nel corso della storia anche per ciò che riguarda l’Assunta. Le Vinalia, dedicate a Giove e a Venere, celebravano la raccolta del vino, ed erano anch’esse accompagnate da giochi e festeggiamenti.

Pannello con il mese di agosto da un mosaico romano dei mesi (da El Djem, Tunisia, prima metà del III secolo d.C.)
Pannello con il mese di agosto da un mosaico romano dei mesi (da El Djem, Tunisia, prima metà del III secolo d.C.)
Nel corso dei secoli successivi subentra la componente religiosa cristiana: la nuova religione, riconosciuta come ufficiale dai decreti teodosiani della fine del IV secolo, assorbe e riformula il calendario delle festività pagane, “innestandovi” celebrazioni liturgiche e ricorrenze cristiane; sono questi i movimenti di una dinamica di appropriazione culturale che gli antropologi definiscono usualmente “acculturazione”.

Le prime testimonianze relative alla celebrazione dell’Assunzione risalgono in effetti al IV secolo d.C. A Roma, tuttavia, la festa vera e propria viene introdotta dal papa Sergio I nel VII sec. d.C., mentre  l’ufficializzazione della data prescelta risale al IX secolo.

Il culto dell’Assunzione trova comunque riscontro e devozione già a partire dall’età tardo-antica: esso si mantiene vivo nei secoli, rinvigorito fra l’altro dal dibattito teologico intorno alla fondamentale questione della corporeità dell’ascesa, ossia se la Vergine sia assunta in cielo in anima e corpo, o meno. Mentre la speculazione teologica dei Padri della Chiesa affronta il tema, la devozione popolare non dubita della concretezza dell’evento. Tanto forte e intatta si mantiene tale fede che, secolo dopo secolo, si giunge all’età pressoché contemporanea ancora forti della stessa certezza: il corpo di Maria c’è, la Vergine giunge davanti al Padre e al Figlio in tutta la sua integrità. Ecco dunque che il 1° novembre dell’anno giubilare 1950 il pontefice Pio XII Pacelli, con la Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus  proclama definitivamente la glorificazione di Maria e la sua assunzione al cielo in anima e corpo:

«[…] l’augusta Madre di Dio […] alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo».

Attraverso un accurato excursus storico e teologico, il documento pontificio postula in termini assoluti le modalità del definitivo passaggio di Maria dalla vita terrena alla ultraterrena in anima e corpo, nella sua integrità. In quanto dogma, si tratta di una inconfutabile premessa di verità, che tuttavia è riconosciuta nel mondo cristiano dalle confessioni cattolica ed ortodossa ma non dalla protestante.

Il dogma dell’Assunta viene emanato all’indomani della fine del secondo, devastante conflitto mondiale. Forte è pertanto il bisogno di conforto religioso. Il papa coglie questo stato d’animo collettivo e offre al mondo cattolico il solido supporto spirituale che deriva dalla forza del dogma, dando ufficialmente, in termini definitivi e incontrovertibili, la conferma di quanto la cultura religiosa popolare di fatto da sempre credeva, vale a dire appunto la corporeità dell’Assunzione:

«[…] i corpi dei giusti dopo la morte si dissolvono, e soltanto nell’ultimo giorno si ricongiungeranno ciascuno con la propria anima gloriosa. Ma da questa legge generale Dio volle esente la Beata Vergine Maria. Ella per privilegio del tutto singolare ha vinto il peccato con la sua concezione immacolata; perciò non fu soggetta alla legge di restare nella corruzione del sepolcro, né dovette attendere la redenzione del suo corpo solo alla fine del mondo».

Chiarissimo e, appunto, inconfutabile.

Il dogma dell’Assunta va a integrare l’altro caposaldo della teologia mariana moderna, cioè l’Immacolata Concezione di Maria (la Vergine è concepita priva del peccato originale), promulgato nel 1854 da Pio IX Mastai Ferretti e che si festeggia, come noto, ogni 8 dicembre. Due infine sono i dogmi ereditati dall’antichità, quello di Maria Madre di Dio (V sec. d.C.) e quello della sua perpetua verginità (VI sec. d.C.).

Il diritto canonico, inoltre, stabilisce che l’Assunzione è festa di precetto, ovvero una ricorrenza in cui il fedele è tenuto a partecipare alla messa e ad astenersi dal lavoro e da qualunque attività che gli impedisca di celebrare adeguatamente  il culto.

Ma cosa accadde effettivamente prima, durante e dopo l’evento dell’Assunzione?

Le fonti, dalle canoniche alle apocrife, ci offrono importanti informazioni (dagli scritti di Gregorio di Tours, VI sec. d.C., al Transitus Sanctae Mariae, IV-V sec. d.C., fino alla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, XIII secolo, per riportare solo i testi di riferimento più spesso citati); quadri, mosaici e altre opere d’arte danno forma e colore ai racconti scritti.

Il Vangelo di Giovanni ci dice che Gesù, agonizzante sulla croce, «vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse […] al discepolo: “Ecco tua madre!”. E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé» (Gv 19, 26-27). Maria dunque, dopo la morte del Figlio avrebbe vissuto i suoi ultimi anni presso la casa di Giovanni; ancora stando alle fonti, possiamo ragionevolmente ipotizzare che la vita terrena di Maria si sia conclusa all’età di almeno 50 anni. Tuttavia la sua non è una vera e propria morte biologica: piuttosto è una dormitio, un addormentamento, un sonno che consente un transitus, un trapasso, fisicamente indolore.

Il testo del già citato Transitus racconta che la Vergine chiese di poter ricevere l’annuncio della propria morte tre giorni prima del verificarsi dell’evento. Così fu, e l’arcangelo Gabriele, che tempo prima le annunciava la gravidanza, quella volta le apparve per darle la notizia dell’imminente suo trapasso. Maria pertanto convocò i discepoli di Cristo, cioè gli Apostoli e altri fedeli, e annunciò la propria fine.

Poi Maria “muore” (le virgolette sono d’obbligo, data la natura assolutamente unica della sua condizione di creatura non più viva ma neanche biologicamente morta), mentre Gesù ne accoglie l’animula, cioè l’anima, quella piccola figura femminile che spesso vediamo fra le braccia protettive del Figlio. Poco dopo Satana induce malignamente gli abitanti di Gerusalemme a impadronirsi del corpo della Madre per bruciarlo, ma ecco intervenire gli Apostoli che recuperano le spoglie della donna e le portano presso la valle di Giosafat (nei pressi di Gerusalemme Est), dove le seppelliscono. Infine, ecco aprirsi una immensa nube di luce, che avvolge le membra mortali della donna: adesso anche il suo corpo è definitivamente assunto in cielo.

Quanto possa essere dolce l’addormentamento lo vediamo, fra l’altro, nel ciclo dei mosaici realizzati intorno al 1291 dal grande pittore e mosaicista romano Pietro Cavallini, in Santa Maria in Trastevere.

Pietro Cavallini, Dormizione della Vergine, Roma, Chiesa di Santa Maria in Trastevere, mosaico, 1291
Pietro Cavallini, Dormizione della Vergine, Roma, Chiesa di Santa Maria in Trastevere, mosaico, 1291
La fascia musiva che corre lungo la parete absidale illustra in sei scene altrettanti episodi della Vita della Vergine (lettura da sinistra a destra). Alla estrema destra sulla parete dell’arco absidale, ecco la Dormitio Virginis in una rappresentazione essenziale e delicata: priva di notazioni paesaggistiche, essa mostra la Madonna adagiata su un catafalco ligneo ornato finemente e ricoperto da un bel drappo sobrio ed elegante; intorno al letto funebre, da un lato e dall’altro, si affollano gli Apostoli e gli altri devoti. Gesù, inserito in una rossa, fulgida mandorla accanto al giaciglio, sembra quasi cullare l’animula della sua stessa Madre, in un amorevole “rovesciamento” delle tante Maternità e Madonne con Bambino a cui l’arte ci ha abituati.

Le rocce della valle di Giosafat sono invece presenti, quasi quinte teatrali, nella Dormitio di Santa Maria Maggiore, opera di Jacopo Torriti (1296). Ecco dunque un’altra splendida raffigurazione musiva (ancora una volta sotto il grande mosaico absidale) del momento che precede l’Assunzione. L’impostazione iconografica è simile a quella trasteverina: un affollato compianto, in cui una profonda partecipazione emotiva coinvolge gli Apostoli, le gerarchie angeliche,  i fedeli e, in dimensione ridotta, due frati francescani (forse uno è lo stesso Torriti?…) e un laico inginocchiati ai piedi del catafalco posto al centro della scena. E in asse con il letto funebre, quale perno visivo e spirituale, ovviamente Cristo che, all’interno della mandorla, sostiene l’animula della Madre. Un’opera musiva dalla composizione sicura, dalle volumetrie solide, che trasmette un messaggio di fede chiaro e concreto, e al quale i colori brillanti delle tessere conferiscono fulgore visivo e forza spirituale. Fra tutti i  colori, l’oro trionfa.

Quella dell’animula è una iconografia che trovò diffusione già a partire dai secoli VIII-IX in ambito bizantino, e che si mantenne nei secoli successivi anche in ambito europeo. Accanto all’aspetto teologico, l’immagine assume una connotazione quasi affettiva in quello che sembra un gesto di grande tenerezza da parte di un figlio verso la propria madre e che, in questo caso, culminerà poi con l’Incoronazione. Lo vedremo fra poco.

A titolo informativo ricordiamo, inoltre che in ambito archeologico, le animulae erano delle raffigurazioni pittoriche delle anime dei defunti, rappresentate come piccoli personaggi nudi levitanti, come nel caso della Tomba dell’Orco a Tarquinia.

Tarquinia, Tomba dell'Orco (al centro: canneto con animulae) [Fonte: Archivio Associazione culturale GoTellGo]
Tarquinia, Tomba dell’Orco (al centro: canneto con animulae) [Fonte: Archivio Associazione culturale GoTellGo]
La salita al cielo e la glorificazione, cioè l’Assunzione vera e propria, sembrano poi farsi tangibili agli occhi di noi spettatori quando ci troviamo davanti a quadri realizzati fra ‘500 e ‘600. Si prenda ad esempio l’Incoronazione della Vergine (detta Madonna di Monteluce) di Giulio Romano e Giovan Francesco Penni (1505-1525), conservata presso la Pinacoteca Vaticana: come di consueto incontriamo gli Apostoli, i quali però qui non fanno più da corona attorno al corpo della Vergine, bensì ne circondano la tomba vuota, privata del corpo della “defunta” (ancora una volta le virgolette sono d’obbligo). Una tomba tuttavia piena di fiori, in prevalenza rose, il fiore mariano per antonomasia, talvolta accompagnate da gigli, il fiore dell’Annunciazione. I fiori non solo riempiono visivamente il vuoto lasciato dalla Vergine, ma anche sostituiscono una esperienza sensibile con un’altra: al tatto, ormai impossibile perché il corpo non c’è più, subentra l’olfatto, coinvolto dal dolce profumo delle rose, mentre la Vergine si trova ormai in cielo in tutta la sua interezza di anima congiunta al corpo.

Giulio Romano e Giovan Francesco Penni, Madonna di Monteluce, Roma, Pinacoteca Vaticana, olio su tavola, 1525 [Fonte: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Giulio_romano_e_giovan_francesco_penni,_madonna_di_monteluce,_01.jpg]
Giulio Romano e Giovan Francesco Penni, Madonna di Monteluce, Roma, Pinacoteca Vaticana, olio su tavola, 1525
Assunzione “completa” alla quale tutti sembrano credere senza dubbio alcuno. Tutti tranne uno, lui, Tommaso, il solito diffidente!… Egli non è convinto; pertanto, a riprova dell’ effettiva concretezza del transitus anche corporeo, la Vergine porge al titubante apostolo un capo della propria cintura (simbolo di verginità e purezza) affinché egli possa toccare con mano, ancora una volta dopo la ferita sul costato di Cristo, la vera natura di questo passaggio. È questo il tema iconografico della Madonna della Cintola, la cui immagine riempie numerose pale d’altare e quadri dell’arte italiana fra ‘400 e ‘500, in particolare in ambito toscano. Il Sacro Cingolo, reliquia preziosissima, è custodito presso il Duomo di Prato. Presso la Pinacoteca Vaticana si può ammirare la bellissima Madonna della Cintola di Benozzo Gozzoli (1450), una vera e propria edicola lignea in cui il solenne momento della cessione della cintura è circondato da bei riquadri con episodi della vita della Vergine e da figure di santi.

Benozzo Gozzoli, Madonnfa della Cintola, Roma, Pinacoteca Vaticana, tempera su tavola, 1450-1452  [Fonte: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Benozzo_gozzoli,_madonna_della_cintola,_01.jpg]
Benozzo Gozzoli, Madonnfa della Cintola, Roma, Pinacoteca Vaticana, tempera su tavola, 1450-1452
Rechiamoci ora in Santa Maria del Popolo e avviciniamoci alla Cappella Basso della Rovere: qui  Pinturicchio ci offre una bellissima Assunzione (1484-1492) in cui la gloria della Vergine occupa, come di consueto, la parte alta dell’affresco, mentre nella parte bassa resta vuoto un elegantissimo e prezioso sarcofago, circondato come di consueto dagli apostoli; fra di loro, colui che si sporge per verificare l’effettiva assenza del corpo immaginiamo che possa essere lui, l’incredulo Tommaso. Sullo sfondo della scena, un magnifico paesaggio.

Pinturicchio, Assunzione della Vergine, Roma, Chiesa di Santa Maria del Popolo, Cappella Basso della Rovere, affresco, anni '90 del XV secolo [Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Cappella_Basso_Della_Rovere#/media/File:Pinturicchio,_assunzione_della_vergine_della_cappella_basso_della_rovere.jpg]
Pinturicchio, Assunzione della Vergine, Roma, Chiesa di Santa Maria del Popolo, Cappella Basso della Rovere, affresco, anni ’90 del XV secolo
Poche cappelle più in là, nella Cappella Cerasi, ecco l’Assunta di Annibale Carracci (dipinta nel biennio 1600-1601). Collocata fra le coeve e incomparabilmente più celebri Crocifissione di Pietro e Conversione di Paolo caravaggesche, essa è destinata a passare inevitabilmente in secondo piano, per non dire inosservata, agli sguardi dei più. Peccato, perché si tratta di un quadro dalla notevole efficacia rappresentativa, quasi teatrale.

Roma, Chiesa di Santa Maria del Popolo, Cappella Cerasi [Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Assunzione_della_Vergine_(Annibale_Carracci)#/media/File:Annibale_Carracci_e_Caravaggio,_Cappella_Cerasi.jpg]
Roma, Chiesa di Santa Maria del Popolo, Cappella Cerasi
Nell’immagine che segue, potete osservare il dettaglio dell’olio su tavola del Carracci:

Annibale Carracci, Assunzione della Vergine, Roma, Chiesa di Santa Maria del Popolo, Cappella Cerasi, olio su tavola, 1600-1601 [Fonte: https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/8/87/Assumption_of_Mary_-_Cerasi_Chapel_-_Santa_Maria_del_Popolo_-_Rome_2015.jpg]
Annibale Carracci, Assunzione della Vergine, Roma, Chiesa di Santa Maria del Popolo, Cappella Cerasi, olio su tavola, 1600-1601
È invece andata perduta un’altra Assunta, quella dipinta da Pietro Perugino nel 1480 circa sulla parete d’altare della Cappella Sistina, su commissione di Sisto IV della Rovere. Qualche decennio dopo, infatti, a partire dal 1536, l’opera del Perugino dovette cedere il passo alla volontà del papa Clemente VII Medici, il quale incaricò Michelangelo (che già nella Sistina anni prima aveva dipinto la volta con le Storie della Genesi) di ridipingere proprio la parete d’altare con un’altra, grande opera: il Giudizio Universale. Perso un Perugino, guadagnato un Buonarroti: in ogni caso non ci è andata male!… Una mano anonima ci ha lasciato comunque uno schizzo dell’Assunta peruginesca.

La perduta Assunzione di Maria del Perugino nella Sistina, in un disegno del Pinturicchio [Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Perugino#/media/File:Assumption_of_Mary_perugino_drawing.jpg]
La perduta Assunzione di Maria del Perugino nella Sistina, in un disegno del Pinturicchio
Torniamo ora al susseguirsi degli eventi divini: dopo l’Assunzione è il momento dell’Incoronazione quando, al culmine dell’ascesa mariana, durante una solenne cerimonia celeste officiata dal Padre e dal Figlio, la Vergine riceve una corona. Osserviamo l’Incoronazione della Vergine di Raffaello o Pala Oddi (1502, Pinacoteca Vaticana): nella parte superiore del dipinto Gesù incorona la Vergine, Madre e Figlio sono circondati da bellissimi angeli danzanti e musicanti e da teste di cherubini, mentre nella parte inferiore gli Apostoli, tra cui l’incredulo Tommaso con il Cingolo, si dispongono intorno alla solida, squadrata tomba da cui affiorano candidi gigli.

Raffaello, Pala Oddi, Roma, Pinacoteca Vaticana, olio si tavola trasportato su tela, 1502.1503 [Fonte: https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Raffaello,_pala_oddi,_1502-1503.jpg]
Raffaello, Pala Oddi, Roma, Pinacoteca Vaticana, olio si tavola trasportato su tela, 1502.1503
Correlato strettamente al tema della assunzione corporea è la questione delle apparizioni mariane: gli appassionati di tradizioni popolari e di fenomeni di devozione collettiva troveranno qui pane per i loro denti. Pensiamo, ad esempio, alla questione del corpo e dell’aspetto fisico della Vergine.

Da Guadalupe (Messico, 153)1 a La Salette (Francia, 1846), da Lourdes (Francia, 1858) a Fatima (Portogallo, 1917), solo per citare le più celebri fra le decine di apparizioni mariane registrate nel corso della storia (fra ufficialmente riconosciute e non), la Vergine si concretizza davanti allo sguardo dei fedeli, cioè appare loro in carne, ossa e voce. Ci si potrebbe fermare qui per riflettere su queste apparizioni ai limiti del tangibile, c’è già materiale sufficiente per uno studio specialistico. E invece no, andiamo oltre poiché c’è di più: stando alle testimonianze dei veggenti, la Madonna avrebbe ogni volta fattezze diverse, una fisionomia diversa per ogni apparizione… Se la Vergine è una e una soltanto, perché cambia volto in ogni luogo (sebbene si tratti sempre di una donna bellissima, naturalmente)? Si tratta di fisionomie che assomigliano di volta in volta a quelle delle etnie che vivono nei diversi luoghi dell’apparizione? Come spiegare queste differenze da un punto di vista teologico?  Un interessante tema, insomma, che lascia intravedere quanto le forme del culto non siano univoche e uniche, bensì quanto piuttosto vengano rimodellate culturalmente di luogo in luogo e di tempo in tempo.

La religiosità popolare, inoltre, manifesta la propria fervente devozione nei confronti della Vergine Assunta con spettacolari feste di piazza e di paese: fra le più grandiose e antiche ricordiamo la Varia di Palmi, in provincia di Reggio Calabria, che si svolge ogni anno in fine agosto. Su un enorme carro ligneo, tirato e mosso a spalla da decine di portatori, è montata una struttura in acciaio simile a una torre, dell’altezza di 16 metri, rivestita di una cartapesta eccezionalmente resistente e scintillante così da simulare la nube sulla quale la Vergine si posa per ascendere al cielo. A rappresentare la Vergine Maria, in cima alla torre e su una seggiola sorretta da un’asta di acciaio, siede l’Animella, ossia una bambina intorno ai dieci anni scelta fra quelle delle famiglie più importanti della comunità. Seduta su una sedia montata in cima alla macchina, a ben sedici metri di altezza, saldamente imbracata alla struttura e sorretta da una figura maschile che, circa mezzo metro più in basso, simboleggia il Padre Eterno, la coraggiosa bambina rappresenta la Madonna che ascende al cielo, simbolicamente accompagnata verso l’Empireo dalla grande macchina a spalla detta appunto “Varia”, cioè “bara”, spinta dalle decine di portatori che, tesi, concentratissimi, e infine stremati, muovono il macchinario tirando grosse funi, e percorrono il Corso cittadino prima da un capo e poi dall’altro, in una sfilata che si conclude trionfalmente nella piazza principale della cittadina; segue, nella tarda serata, lo spettacolo dei fuochi d’artificio. Una simulazione dell’Assunzione emozionante e non priva di rischi, se si pensa alla grandezza e al peso della mole del carro, e pertanto una festa che rientra nella Rete delle grandi macchine a spalla italiane e che dal 2013 è riconosciuta  dall’Unesco quale Patrimonio orale e immateriale dell’umanità.

Festa di Maria Santissima della Sacra Lettera e della Varia di Palmi [Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Varia_di_Palmi#/media/File:Varia_di_Palmi_2013_-_004.jpg]
Festa di Maria Santissima della Sacra Lettera e della Varia di Palmi
Ecco un interessante video di questa straordinaria festa popolare.

Ma innumerevoli sono in Italia le feste dedicate all’Assunta: da Messina a Orgosolo, da Santa Maria Capua Vetere a Pachino, da Orvieto a Monopoli… Per ognuna di esse la rete offre una grande quantità di informazioni.

A questo punto torniamo con la memoria alle righe introduttive di questo testo, in cui si accennava alle feste pagane accompagnate da giochi con cavalli: curiosamente incontriamo di nuovo questo nobile animale anche nelle celebrazioni dell’Assunzione, dal Palio dell’Assunta di Fermo al Palio di Siena. Un animale la cui presenza, dovuta nelle feste antiche all’importante ruolo che esso svolgeva nel coadiuvare l’uomo nel lavoro dei campi, si conferma come fondamentale durante le feste popolari religiose sin dall’età basso-medievale, cioè da quando la dominazione degli Arabi nell’Europa meridionale (a partire dai secoli VIII-IX) introduce le corse dei cavalli berberi e le giostre del Saracino. Assistiamo ancora una volta al fenomeno dell’acculturazione, cioè della sovrapposizione, contaminazione e fusione fra culture.

L’Assunzione è dunque una festa ricchissima di implicazioni culturali, fra antico mondo pagano e religione cristiana, fra arte e storia. Buon approfondimento e, soprattutto, buon Ferragosto!

[Chiara Morabito, storica dell’arte ed educatrice didattica, 9 agosto 2020]

 

 

 

 

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