Il 21 aprile, Natale di Roma: leggenda, storia, toponomastica

Ed, immancabilmente, ci siamo anche quest’anno: 21 aprile, Natale di Roma! Anno 2020, naturalmente… O forse no?, forse dovremmo dire 21 aprile 2773 a.U.c., cioè ab Urbe condita?! Sì, se utilizzassimo la cronologia della cosiddetta “era della fondazione di Roma”, che ha inizio dal 753 a.C., appunto l’anno della fondazione di Roma secondo quanto stabilito nel I secolo a.C.

Questo criterio entrò pienamente in auge nel I secolo d.C. ed è rimasto in uso fino a tutto il XIX secolo (già dall’antichità il computo aveva comunque inizio dal 1° gennaio, quando si riteneva che iniziasse l’anno, e non dal 21 aprile).

Storia celeberrima, quella del Natale di Roma, che tutti noi, romani e non solo, mandavamo a memoria già alle prime classi elementari. Eppure è stato per me comunque piacevole rispolverare il ricordo, e ripercorro dunque questo divertissement, riportando i nomi dei protagonisti anche in funzione delle esplorazioni toponomastiche che propongo poche righe qua sotto.

Dal Mito alla Storia, tutto ha inizio con Enea, figlio della dea Venere e del mortale Anchise, in fuga da Troia assediata dagli Achei. Con lui ci sono suo padre e suo figlio Ascanio. Dopo varie peripezie Enea giunge presso le coste del Lazio dove, con l’aiuto dell’eroe alleato Evandro e del di lui figlio Pallante, sconfigge il re Turno e i suoi Rutuli (antica popolazione italica) e sposa Lavinia (figlia di Latino, sovrano dei Latini, altro popolo di età preromana), in origine promessa in matrimonio proprio a Turno. In onore della moglie Enea fonda la città di Lavinio (oggi Pomezia-Pratica di Mare).

Roma, Galleria Borghese, Enea, Anchise e Ascanio, Gian Lorenzo Bernini, 1618-1619. Dettaglio della mano di Ascanio che sorregge il fuoco sacro di Roma [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Roma, Galleria Borghese, Enea, Anchise e Ascanio, Gian Lorenzo Bernini, 1618-1619. Dettaglio della mano di Ascanio che sorregge il fuoco sacro di Roma [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Anche Ascanio, qualche decennio più tardi, fonderà una città, Alba Longa, sulla quale la sua stirpe regnerà a lungo. La genealogia giunge così fino al sovrano Numitore, il quale però subisce la gelosia di suo fratello minore Amulio: questi lo spodesta dal trono, uccide tutta la sua progenie maschile e costringe l’unica sua figlia femmina, Rea Silvia, a farsi Vestale, cioè sacerdotessa della dea Vesta, affinché neanche da lei potessero essere generati eventuali rivali usurpatori (poiché le Vestali erano tenute a fare voto di castità, da rispettare per tutta la durata del loro sacerdozio). Ma Amulio aveva fatto i conti senza la testardaggine capricciosa degli dei, questa volta quella di Marte in particolare. Il dio si invaghisce di Rea Silvia, non guarda in faccia a prescrizioni di alcun tipo e fa propria la Vestale. Dall’unione nascono Romolo e Remo… così i rivali per Amulio adesso sono addirittura due! Il re ordina che i due neonati siano uccisi, ma i piccoli vengono invece posti in un canestro e lasciati sulle sponde del fiume Tevere. La cesta, trasportata dalle acque, si arena in prossimità di un albero di fico (il ficus ruminalis), all’altezza dell’area del Velabro; lì viene trovata prima da una lupa, che  sfama i gemelli allattandoli, e poco dopo dal pastore Faustolo, che  prende i due con sé e li cresce, insieme a sua moglie Acca Larentia.

Roma, Pinacoteca Capitolina, Romolo e Remo, Pieter Paul Rubens, 1615-1616 [Fonte: Wikipedia, PD]
Roma, Pinacoteca Capitolina, Romolo e Remo, Pieter Paul Rubens, 1615-1616 [Fonte: Wikipedia, PD]
Divenuti adulti, Romolo e Remo tornano ad Alba Longa per fare finalmente giustizia, vendicano il nonno uccidendo Amulio e riportano sul trono Numitore. Ma un altro conflitto fra fratelli è dietro l’angolo: incaricati di fondare una nuova città, Romolo e Remo si affidano all’osservazione del volo degli uccelli, interpretandone il significato in chiave divinatoria. Romolo dal Palatino ne scorge 6, per primo; Remo dall’Aventino 12, poco dopo. Chi ha vinto, chi sarà il fondatore? Ne nasce una lite feroce, durante la quale Remo è ferito mortalmente. Romolo può finalmente fondare la nuova città, per diventarne il primo, mitico re.

Secondo un’altra versione, poco dopo aver visto gli stormi, Romolo avrebbe provocato il fratello tracciando sul suolo il confine sacro ed inviolabile della nuova città, il pomerius, e lo avrebbe varcato in segno di vittoria. La lite scoppia comunque, e Remo comunque muore. Il resto è una Storia avvolta ancora, almeno in parte, dalle nebbie della leggenda, almeno grossomodo fino all’insediamento dei re etruschi (VI sec. a.C.).

Insomma, tutta una vicenda che è un piacere leggere anche direttamente dalle fonti, a partire da Plutarco nella Vita di Romolo e da Tito Livio nei suoi Ab urbe condita libri, e che ancora oggi incuriosisce ed affascina: pensiamo al recente film Il primo re (2019, regia di Matteo Rovere), e all’interesse suscitato dalla “scoperta” (ma gli esperti già avevano affrontato la questione) del presunto luogo di sepoltura di Romolo nel cuore del Foro Romano.

Resti di capanne protostoriche sul Palatino dove Plutarco racconta vi fosse la residenza di Romolo. Fonte: Ranuccio Banchi Bandinelli e Mario Torelli, L'arte dell'antichità classica, Torino: UTET, 1976
Resti di capanne protostoriche sul Palatino dove Plutarco racconta vi fosse la residenza di Romolo. Fonte: Ranuccio Banchi Bandinelli e Mario Torelli, L’arte dell’antichità classica, Torino: UTET, 1976

Ma Romolo tracciò il solco del pomerio proprio il giorno 21 aprile? Improbabile, ma con certezza non lo sapremo mai: la data fu stabilita nel I secolo a.C. dal matematico e astrologo Lucio Taruzio Firmano e dallo scrittore ed erudito Marco Terenzio Varrone, con l’approvazione di  storiografi quali Plinio, Tacito ed altri.

La fondazione avvenne comunque proprio nella stagione della rinascita per eccellenza, in primavera, durante il periodo in cui fra l’altro si svolgevano le Palilie, feste in onore della Dea Pale, antica divinità romana protettrice delle greggi, del bestiame e della pastorizia. Le celebrazioni si svolgevano nei pressi del Colle Palatino, luogo già di per sé carico di sacre reminescenze.

Ed ora un’incursione sullo stradario di Roma, come ormai da nostra abitudine!

I toponimi relativi al Natale di Roma vengono assegnati in buona parte durante il Ventennio fascista, con qualche eccezione. Il regime, infatti, celebra eventi, storici o leggendari, per promuovere l’idea della nuova Roma erede di quella antica, gloriosa ed imperiale, esempio di virtù, onore, ardimento, amor patrio. Gli stessi valori che informavano i principi pedagogici fascisti, trasmessi sin dalla più tenera età ai piccolissimi “Figli della lupa”, appunto, passando poi per i “Balilla” fino ad arrivare agli studenti universitari. L’operazione culturale e propagandistica di recupero della leggenda delle origini ebbe un grande effetto.

Dunque, dicevamo la toponomastica. Vogliamo cominciare dal mito delle origini? Ecco subito i primi riferimenti: Via Enea, Via Pallante e Via Turno, nei pressi della Via Appia Nuova (linea metro A, fermata Colli Albani). I toponimi di Enea e Turno sono assegnati nel 1920, quello di Pallante nel 1946.

Via Enea e Via Turno nella Carta "Roma 1960", Guida Monaci
Via Enea e Via Turno nella Carta “Roma 1960”, Guida Monaci

Già nel 1920, dunque due anni prima della Marcia su Roma, si poteva camminare lungo le vicende del mito, percorrendo inoltre anche il Viale XXI aprile (il cui tracciato attuale, da piazza Bologna a via Nomentana, viene definitivamente completato qualche anno dopo): una strada tanto ampia e lunga non poteva che recare questo solenne toponimo. Non molto tempo dopo (comunque prima del 1933) venne creato anche il Largo XXI aprile.

Viale XXI Aprile, in ‘Pianta monumentale di Roma’, Editore Enrico Verdesi, 1933

Secondo alcune fonti sarebbe possibile individuare il luogo in cui sarebbe stato sepolto Remo in Piazza Remuria, sul cosiddetto Piccolo Aventino, rione San Saba; secondo altre fonti qui Remo avrebbe abitato e da qui avrebbe visto gli stormi. Il toponimo esiste dal 1927.

Piazza Remuria nella Carta “Roma 1960”, Guida Monaci

La Via Acca Larentia viene istituita ufficialmente nel 1939, mentre al 2009 risale la denominazione del Largo dei Caduti di Acca Larenzia, per la tristemente nota “strage di Acca Larentia”, quando il 7 gennaio 1978 due attivisti del movimento di destra Fronte Militare della Gioventù furono assassinati a colpi di arma da fuoco davanti alla sede del Movimento Sociale Italiano. L’attacco fu rivendicato da militanti dell’estrema sinistra. Come tante delle sanguinose vicende degli Anni di Piombo, un evento tristissimo i cui mandanti e dinamica non sono stati ancora del tutto chiariti.

Via Acca Larenzia nella Carta "Roma 1960", Guida Monaci
Via Acca Larenzia nella Carta “Roma 1960”, Guida Monaci

I due fratelli Amulio e Numitore ricevono ciascuno la “propria” via nel 1937 (Via Amulio e Via Numitore), siamo ancora una volta nei pressi della Via Appia Nuova, metro A Colli Albani. A due passi, anche Via Evandro, istituita nel 1939.

Esiste anche Via Rocca d’Evandro, toponimo dal 1971, fra Via Prenestina e Via dell’Acqua Vergine; in questo caso, però, il riferimento è ad un comune della Campania (provincia di Caserta), che però prende il nome dall’originario insediamento di età romana chiamato “Vandra”, e non dall’Evandro eroe alleato di Enea.

Infine nel 2002 il suggestivo affaccio sul Circo Massimo e sui palazzi imperiali del Palatino (guardando il circo da Piazzale Ugo La Malfa) diventa Belvedere Romolo e Remo.

Piazzale Romolo e Remo nella Carta “Roma 1960”, Guida Monaci

Durante il Ventennio il regime fascista intensifica lo svolgimento di commemorazioni ed inaugurazioni varie, con chiaro scopo propagandistico ed autocelebrativo. Le date  prescelte per quelle che sono vere e proprie manifestazioni di massa, sono sovente il 28 ottobre, anniversario della Marcia su Roma, ed appunto il 21 aprile. Qualche esempio: l’inaugurazione dell’aeroporto del Littorio (poi dell’Urbe) nel  1928, l’inaugurazione del Foro di Cesare nel 1932, gli studi di Cinecittà nel 1937. La ricorrenza, divenuta appunto festività, viene caricata di un valore tanto forte da assorbire anche la festa del Primo Maggio, come stabilito nel 1923 dal Regio decreto-legge del 19 aprile, n. 833: «[…] il 21 aprile giorno commemorativo della fondazione di Roma, è destinato alla celebrazione del lavoro ed è considerato festivo, eccetto che per gli uffici giudiziari. È soppressa la festa di fatto del 1° maggio e tutte le pattuizioni intervenute tra industriali ed operai per la giornata di vacanza in tal giorno dovranno essere applicate pel 21 aprile e non pel 1° maggio […]». L’autonomia della festa del Primo Maggio verrà ripristinata nel 1949 (Legge del 27 maggio, n. 260).

Prima pagina de "Il Popolo d'Italia", 21 aprile 1923
Prima pagina de “Il Popolo d’Italia”, 21 aprile 1923

Con il secondo dopoguerra, mutato il clima culturale e politico, la forza simbolica del 21 aprile cambia di segno, e l’anniversario perde tutta la componente retorica e celebrativa conferitagli dal fascismo. Tuttavia se ne vogliono preservare i contenuti mitico-storici e il valore identitario, vero e proprio patrimonio culturale per la coscienza dei cittadini romani e, perché no, italiani. Pertanto anche nei decenni successivi e fino ai giorni nostri la ricorrenza vede svolgersi momenti significativi per la nostra città e, più in generale, per la vita civile della collettività: l’Onorificenza a sette premi Nobel per la Pace in Campidoglio nel 1999 (fra i quali Michail Gorbaciov, Rigoberta Menchù, Shimon Peres), l’apertura di due Sale dell’Auditorium nel 2002, e la nuova musealizzazione dello spazio dell’Ara Pacis nel 2006.

Infine, con spirito interculturale, concludiamo aggiungendo che, inoltre, il 21 aprile è sia il giorno di Sant’Anselmo d’Aosta, morto il 21 aprile 1109 a Canterbury, sia l’anniversario della liberazione di Bologna dal nazifascismo. Era il 21 aprile 1945. Pochi giorni dopo, il 25, sarebbe stata la volta di Milano: una data che presto diventa un nuovo anniversario da ricordare e celebrare, un’altra fondazione, ancora un nuovo inizio, la nascita di una nuova età politica e sociale. Ne parleremo sul nostro blog fra pochi giorni, naturalmente.

Bologna, Piazza Nettuno, Palazzo Re Enzo, Lapide celebrativa della Liberazione di Bologna
Bologna, Piazza Nettuno, Palazzo Re Enzo, Lapide celebrativa della Liberazione di Bologna

[Chiara Morabito, storica dell’arte e guida turistica, 20 aprile 2020]

One comment

  1. Grazie, Chiara. Sintetica ed esauriente.
    Un saluto a Maria Teresa ed a tutto lo staff con un “arrivederci a presto”, speriamo.
    Dario II

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