A piedi da Pescara a Ortona lungo la riviera adriatica

Non c’è nulla di meglio che inaugurare l’anno con un cammino. Quest’anno abbiamo scelto un percorso di una settantina di chilometri a piedi, in tre tappe, da Pescara a Vasto lungo la costa adriatica. Le tre tappe sono state: Pescara-Ortona (26 km); Ortona-Fossacesia (24 km); Fossacesia-Porto di Vasto (20 km). Dedicheremo tre post al racconto di questa bella esperienza vissuta tra il 5 e l’8 gennaio 2022. Per chi volesse ripercorrere questo itinerario, che alterna percorsi sulla spiaggia, sulla ciclopedonale, su sentieri e solo per brevi tratti su strade asfaltate, suggeriamo di effettuarlo tra ottobre e marzo, quando le località balneari non sono affollate. Iniziamo con il racconto della prima tappa: a piedi da Pescara a Ortona.

Pescara: Parco del Colle del Telegrafo [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Pescara: Parco del Colle del Telegrafo [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Partendo da Roma Tiburtina, abbiamo raggiunto Pescara in pullman e dedicato qualche ora del pomeriggio alla visita della gradevolissima e agiata cittadina: dalla visita della casa natale di Gabriele d’Annunzio con documenti e cimeli dello scrittore pescarese alla piazza salotto con gli eleganti caffè, dal parco del Colle del Telegrafo per ammirare il litorale dall’alto a quel poco che rimane della città storica, pesantemente bombardata nel corso della Seconda Guerra Mondiale.

Pescara: Casa museo di Gabriele D'Annunzio, calco in gesso della maschera di cera dello scrittore [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Pescara: Casa museo di Gabriele D’Annunzio, calco in gesso della maschera di cera dello scrittore [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Prima di una piacevolissima cena in compagnia di cari amici di vecchia data che ci hanno reso assai gradevole il pomeriggio pescarese, non ci lasciamo sfuggire un’occhiata ai murales realizzati nel corso della manifestazione Murap Festival – Muri per l’arte pubblica 2021. Bastardilla ed Ericailcane hanno riqualificato undici piloni dell’asse attrezzato tra il ponte Risorgimento il ponte D’Annunzio, raffigurando macrodettagli di uccelli d’acqua, martin pescatori, fratini e papere a dimostrare la forte connotazione di Pescara come città d’acqua e con spunti critici sul problema dei rifiuti che inquinano il mare. Tutto ciò a pochi passi dai resti del Bagno borbonico, ovvero la fortezza militare costruita nel Cinquecento per volere di Carlo V d’Asburgo (I come re di Spagna, II come re d’Ungheria e IV come re di Napoli!) che oggi ospita il Museo delle Genti d’Abruzzo.

Pescara: Murales di Bastardilla ed Ericailcane [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Pescara: Murales di Bastardilla ed Ericailcane [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Partiamo per il nostro cammino di prima mattina, poco dopo l’alba – ci aspetta un percorso di 26 km – e ci dirigiamo subito verso il lungomare. Prima sosta alla fontana monumentale di pietra in Largo Mediterraneo: la Nave di Pietro Cascella, un’antica galea che rimanda simbolicamente ai prigionieri della fortezza borbonica sfruttati come rematori sulle possenti navi della flotta spagnola. Di Cascella ne incontreremo altri nel nostro cammino: furono infatti una vera e propria dinastia di artisti abruzzesi, nati a Pescara e a Ortona, succedutisi per ben cinque generazioni a partire dal capostipite Basilio e attivi nelle arti della scultura, della ceramica, della litografia, della pittura.

Pescara: Lungomare, Fontana di Pietro Cascella [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Pescara: Lungomare, Fontana di Pietro Cascella [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Raggiungiamo lo scenografico Ponte del Mare, lungo quasi mezzo chilometro, al momento il più lungo ponte ciclo-pedonale italiano sul tracciato del Corridoio Verde Adriatico, inaugurato nel 2009. È un ponte sospeso di tipo “strallato”, sorretto cioè dagli “stralli”, una serie di cavi ancorati in questo caso a un unico pilone di sostegno.

Pescara: il Ponte del Mare [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Pescara: il Ponte del Mare [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Affacciandoci dalla ringhiera costellata di lucchetti dell’amore, ammiriamo la foce del fiume Pescara, fiancheggiato da alcuni trabocchi ormai privi dei pali,  che nel tratto iniziale, dove nasce, si chiama Aterno (non a caso in epoca romana, Pescara era chiamata Aternum).

Pescara: il fiume Pescara dal Ponte del Mare [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Pescara: il fiume Pescara dal Ponte del Mare [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Superato il fiume, camminiamo lungo il parco urbano lineare che arreda la riviera meridionale di Pescara. L’ombra dello gnomone di una fontana-meridiana indica che al nostro passaggio sono le 8,15.

Pescara: la fontana-meridiana [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Pescara: la fontana-meridiana [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Sulla destra ci lasciamo il Parco dei Teatri Flaiano D’Annunzio, all’interno della Pineta dannunziana, devastata per fortuna solo parzialmente da un incendio nell’estate del 2021. Svetta una moderna stele in cemento armato, decorata con bassorilievi ispirati alla vita di Gabriele D’Annunzio. Sia D’Annunzio (1863-1938) che Ennio Flaiano (1910-1972) sono nativi di Pescara.

Pescara: Parco dei Teatri Flaiano-D'Annunzio [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Pescara: Parco dei Teatri Flaiano-D’Annunzio [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Poco oltre, dove un tempo si situava il Kursaal, campeggia l’ex distilleria progettata negli anni Trenta dall’architetto toscano Giovanni Michelucci per la produzione del liquore Aurum. Ristrutturata felicemente alcuni anni fa, oggi ospita un centro culturale polifunzionale. Sembra che fosse stato proprio D’Annunzio a suggerire il nome del liquore che rimanda alle parole latine aurum (oro) e aurantium (arancio).

Pescara: Centro polifunzionale Aurum [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Pescara: Centro polifunzionale Aurum [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Proseguiamo il cammino lungo la spiaggia, alla nostra destra, uno dopo l’altro, si susseguono gli stabilimenti balneari (solo sul lungomare pescarese ce ne sono più di cento e ben seicento lungo tutta la riviera abruzzese). Gli ombrelloni a forma di palma sono impilati in attesa di essere riutilizzati con l’arrivo della bella stagione. Quelli più grandi vengono affittati per l’intera stagione ai mezzi o a quarti da più famiglie o gruppi di amici per abbattere i costi e naturalmente le prime file sono più care di quelle arretrate.

Pescara: palme in affitto [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Pescara: palme in affitto [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Per combattere l’erosione, le rive sono protette da barriere frangiflutti a qualche centinaio di metri di distanza nel mare e sacchi di sabbia e dune artificiali proteggono gli stabilimenti dai venti invernali. Al di là delle strutture balneari, la riviera pescarese ricorda una lunga Torvajanica, con decine e decine di anonime palazzine – per lo più seconde case –  che si susseguono senza soluzione di continuità.

Pescara: dune frangivento [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Pescara: dune frangivento [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]

Passo dopo passo, camminando sull’arenile sabbioso, superiamo la spiaggetta Ventoforte, il fosso Vallelunga, la spiaggia libera San Silvestro fino a giungere alla spiaggia di Francavilla al Mare (siamo ormai in Provincia di Chieti), divisa in due dalla foce del fiume Alento che superiamo attraversando un ponte. Un cartello avvisa che la qualità delle acque per la balneazione è eccellente, segno che i depuratori funzionano bene.

In cammino lungo la riviera adriatica [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
In cammino lungo la riviera adriatica [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Sulla rotonda di fronte al largo Modesto della Porta ci accoglie il Monumento ai Caduti del mare, voluto dal Comune di Francavilla e dall’Associazione nazionale Marinai d’Italia. Nove sagome in travertino osservano una bitta su cui è incisa la dedica.

Francavilla al Mare: Monumento ai Caduti del Mare [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Francavilla al Mare: Monumento ai Caduti del Mare [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Pannelli turistici con foto storiche rimandano a scorci di una Francavilla scomparsa perché anch’essa fortemente bombardata nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Il “Franca” del toponimo fa riferimento al periodo in cui la cittadina, a vocazione agricola e marinara, era esente da obblighi fiscali. Quando fu fondata, probabilmente in epoca medievale, aveva un impianto urbanistico a spina di pesce, difeso da possenti mura per proteggersi dai saccheggi dei signorotti locali che si contendevano il potere e dalle violente incursioni degli ottomani.

Fu solo nell’Ottocento che Francavilla a Mare iniziò a trasformarsi in stazione balneare, con al centro il Palazzo della Sirena per gli svaghi della nascente borghesia, ricostruito nel 1948 in stile razionalista sulle macerie del precedente edificio in stile floreale.

Francavilla al Mare: Palazzo della Sirena [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Francavilla al Mare: Palazzo della Sirena [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Ci fermiamo per una breve sosta ristoratrice in uno degli accoglienti caffè in piazza Sirena proprio nei pressi dell’antico palazzo che a seguito di un ampliamento di fine Novecento ospita oggi un grande auditorium a conchiglia.

Francavilla al Mare: sosta rinfrancante [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Francavilla al Mare: sosta rinfrancante [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Riprendiamo a camminare ora sulla spiaggia ora sulla strada asfaltata (viale Francesco Tosti),  fino a incrociare il cartello stradale che ci informa che siamo entrati nel territorio del Comune di Ortona.  Il panorama si fa più selvaggio, si interrompe finalmente la distesa di edifici che ininterrottamente si sono susseguiti alla nostra destra fin dalla partenza da Pescara. Nei pressi della foce del fiume Foro incontriamo degli appassionati che si stanno cimentando nell’antica tecnica di pesca col rezzaglio, ormai desueta perché troppo faticosa e commercialmente insignificante.

Foce del fiume Foro: pesca al Rezzaglio [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Foce del fiume Foro: pesca al Rezzaglio [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]

Come si può vedere dall’immagine, il rezzaglio è una rete di nylon circolare, munita di pesi, con maglie sempre più strette, che viene lanciata a pochi passi dalla riva con l’obiettivo di acchiappare soprattutto i cefali di passaggio.

Foce del fiume Foro: pesca al Rezzaglio [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Foce del fiume Foro: pesca al Rezzaglio [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Se riandiamo indietro nel tempo, potremmo invece immaginare, al largo, le paranze a vela, in legno di quercia, che in coppia (paro, per l’appunto) navigavano fianco a fianco nella bella stagione tirando i due capi di reti a strascico lunghe fino un chilometro, oppure gruppi di pescatori che sull’arenile maneggiavano la sciabica da spiaggia, vera e propria rete a strascico che non lasciava scampo ai pesci di passaggio.

Una serie di cartelli apposti nei pressi di alcune dune malandate all’altezza della stazione ferroviaria Tollo Canosa Sannita avvisa che ci troviamo in un’area di protezione del fratino, un uccellino dalle zampe lunghe e dal becco scuro che nidifica tra marzo e agosto, soprannominato “curri curri” perché corre velocemente sulla battigia alla ricerca di invertebrati e insetti per nutrire i “pulli” appena nati.

Tollo Canosa Sannita: dune sabbiose dove nidifica il fratino [Foto: Associazione culturale GoTellGo / CC BY NC SA, by Maria Teresa Natale]
Tollo Canosa Sannita: dune sabbiose dove nidifica il fratino [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA / by Maria Teresa Natale]
Guadato un fosso – l’acqua è piuttosto fredda –ci asciughiamo subito e raggiungiamo Lido Riccio, deturpato da un paio di orridi edifici sovradimensionati.

Lido Riccio: guado [Cortesia Susanna Quaranta]
Lido Riccio: guado [Cortesia Susanna Quaranta]
Lasciamo quindi la spiaggia e proseguiamo lungo la Provinciale 58 per superare il promontorio di Torre Mucchia, coltivato a viti e ulivi. Ne approfittiamo per comprare qualche frutto presso un’azienda agricola dove facciamo conoscenza con Anna Maria che orgogliosa ci mostra i tipici pomodori a pera di Ortona prodotti nel suo podere.

Lido Riccio: guado [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA / by Maria Teresa Natale]
Lido Riccio: guado [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA / by Maria Teresa Natale]
All’altezza della Cantina Roveri, proseguiamo lungo la Provinciale 66. Giunti a Via Roma fiancheggiamo un robivecchi con carcasse di motociclette e altri accessori tutti arrugginiti, andato a fuoco di recente. In lontananza scorgiamo un grande Buddha bianco nella posizione del loto. In effetti un cartello indica la presenza di un Giardino a lui dedicato.

Verso Ortona [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA / by Maria Teresa Natale]
Verso Ortona [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA / by Maria Teresa Natale]
Una freccia suggerisce la direzione per raggiungere la Fontana monumentale Peticcio, proviamo a cercarla ma non riusciamo a trovarla e desistiamo. Peccato, perché la storia narra che nei pressi di questa fontana monumentale, collocata lungo un antico tratturo armentizio, sostò Annibale Barca nel 217 a.C. prima della disfatta del Trasimeno. Tramite questo post, lanciamo un invito alle amministrazioni locali per migliorare la segnaletica.

Dopo qualche minuto passiamo sotto a un ponte ferroviario e raggiungiamo la ciclopedonale che percorriamo fino al Faro di Ortona, costruito in epoca fascista. Si affaccia su una spiaggetta di ciottoli su cui si infrangono le onde di un mare piuttosto mosso. Due sculture in ferro e acciaio, opera dell’artista Fulvio Biancatelli, stanno a guardia di questo luogo molto singolare, noto come la “spiaggia della Ritorna”.

Ortona: il Faro alla spiaggia della Ritorna [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA / by Maria Teresa Natale]
Ortona: il Faro alla spiaggia della Ritorna [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA / by Maria Teresa Natale]
Il curioso soprannome rimanda alla leggenda di una beneamata principessa che in tempi molto lontani viveva nel Castello di Ortona e che naturalmente si innamorò di un principe di passaggio che aveva chiesto ospitalità al re. Il principe chiese al sovrano la mano della principessa ma si vide rifiutata la richiesta perché il re non voleva separarsi dalla splendida figlia e concederla al primo arrivato. Presto, il giovane fu costretto a partire per combattere contro i Saraceni, ma al largo di Ortona la sua nave fu assalita dai pirati ed egli, pur avendo combattuto coraggiosamente, fu trafitto da una lancia e morì invocando la principessa. La giovane era talmente affranta che ogni giorno si recava su questa spiaggetta sperando in un improbabile ritorno dell’amato e chi passava di lì la sentiva invocare tra le lacrime “Ritorna! Ritorna!” Il mare si commosse a tal punto che un bel giorno se la portò con un’onda gigantesca affinché potesse ritrovare il suo principe.

Una variante della leggenda racconta che il re, per non indispettire troppo la figlia, avesse chiesto al giovane pretendente di partire e tornare riportando in dono un prodotto unico, degno di un re. Il giovane purtroppo – come sappiamo – non tornò, però passeggiando nei dintorni della spiaggia, si possono trovare dei frutti verdi e tondeggianti originari delle Indie, conosciuti come “cervelli di scimmia” per le loro escrescenze a punta.

Ortona: cervello di scimmia [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA / by Maria Teresa Natale]
Ortona: cervello di scimmia [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA / by Maria Teresa Natale]
Saliamo nel centro storico di Ortona attraverso delle ripide scale, ma la salita vale assolutamente la pena. Se dal lato del mare il castello è poco più di un rudere, si presenta in ottimo stato dal lato opposto. La costruzione risale ad epoca aragonese ed è stata profondamente restaurata negli anni Novanta del Novecento dopo che il castello aveva subito pesanti danneggiamenti a seguito dei bombardamenti aerei del 1943.

Ortona: Castello Aragonese [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA / by Maria Teresa Natale]
Ortona: Castello Aragonese [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA / by Maria Teresa Natale]
Entriamo quindi nel Rione Terravecchia, costeggiamo Palazzo Corvo che ospita il Museo musicale d’Abruzzo, ci intrufoliamo negli angiporti medievali di vico Bonelli e raggiungiamo la Cattedrale, in gran parte ricostruita, che conserva le reliquie dell’Apostolo Tommaso, riportate dall’Isola di Chio in epoca medievale.

Ortona: Cattedrale con le reliquie di San Tommaso [Foto: Associazione cultutale GoTellGo, CC BY NC SA / by Maria Teresa Natale]
Ortona: Cattedrale con le reliquie di San Tommaso [Foto: Associazione cultutale GoTellGo, CC BY NC SA / by Maria Teresa Natale]
Nel passeggiare attraverso il rione scopriamo che Ortona fu teatro di una battaglia campale tra il 21 e il 28 dicembre del 1943: la città fu letteralmente devastata in una tragica battaglia che vide fronteggiarsi gli eserciti tedesco e canadese in uno scontro ravvicinato per assicurarsi il lembo marittimo orientale della Linea Gustav. Del resto, se da un lato il Führer aveva ordinato che la Fortezza di Ortona dovesse essere difesa fino all’ultimo uomo, per gli alleati si trattava di un obiettivo strategico che avrebbe permesso loro di aprirsi la strada verso Pescara e da lì verso Roma. Fu un verso massacro, con 3500 morti tra tedeschi, canadesi e civili, e la cittadina ridotta a un cumulo di macerie.

Un’ultima curiosità: in corso Matteotti una lapide marmorea è dedicata a Margherita d’Austria, morta a Ortona nel 1586. Era costei una figlia naturale dell’imperatore Carlo V, divenuta duchessa di Firenze, Parma e Piacenza. Le piaceva farsi chiamare “Madama” e la Margarita di questa lapide è la stessa Madama del palazzo che ospita il Senato della Repubblica e della Villa sul Monte Mario a Roma. Non solo: a lei sono intitolate anche le Montagne della Duchessa nel Cicolano, in provincia di Rieti.

Ortona: Lapide di Margarita d'Austria [Foto: Associazione cultutale GoTellGo, CC BY NC SA / by Maria Teresa Natale]
Ortona: Lapide di Margarita d’Austria [Foto: Associazione cultutale GoTellGo, CC BY NC SA / by Maria Teresa Natale]
La giornata è stata lunga, ci ritiriamo presso il B&B Le dimore al Vecchio Teatro, assolutamente consigliabile (provate a chiedere la stanza 2, al secondo piano, affrescata), per terminare con una cena di pesce alla trattoria S. Domenico nell’omonimo vicolo accanto al castello: bruschette di pesce, spaghetti alla marinara e calamari ammollicati.

Ortona: spaghetti alla marinara [Foto: Associazione cultutale GoTellGo, CC BY NC SA / by Maria Teresa Natale]
Ortona: spaghetti alla marinara [Foto: Associazione cultutale GoTellGo, CC BY NC SA / by Maria Teresa Natale]

[Maria Teresa Natale, Susanna Quaranta]

3 comments

  1. Complimenti! Bel servizio, ci hai dato delle informazioni di carattere artistico, storico, turistico che ignoravano. Brave.

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