Appia a piedi: da Capua a Maddaloni

Condividiamo volentieri con quanti volessero ispirarsi per un prossimo viaggio l’esperienza del cammino in tre tappe da Capua a Benevento lungo la direttrice dell’Appia che in quattordici abbiamo vissuto dal 3 al 7 gennaio 2020.

Raggiungiamo Capua nel pomeriggio del 3 gennaio col treno regionale in partenza da Roma intorno alle 13 con cambio a Cassino. Quando scendiamo dal treno il tempo è bello e ci dedichiamo a una breve visita della città.

Arrivo alla Stazione ferroviaria di Capua [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Arrivo alla Stazione ferroviaria di Capua [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Imbocchiamo Viale Ferrovia e in pochi minuti facciamo il nostro ingresso in città dalla suggestiva Porta Napoli arrossata dal sole ormai sulla via del tramonto e stretta tra la possente cinta muraria cinquecentesca più volte rinforzata nei secoli successivi per garantire la difesa da armi da fuoco sempre più efficaci.

Capua, Porta Napoli [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Capua, Porta Napoli [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Pochi passi ed ecco l’ansa del fiume Volturno con le medievali Torri di Federico II a guardia del ponte ricostruito dopo che quello romano fu distrutto dal bombardamento alleato del 9 settembre 1943 (proprio nei giorni che videro l’occupazione di Roma da parte dell’esercito tedesco in ritirata).

Capua, ponte sul fiume Volturno [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Capua, ponte sul fiume Volturno [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Capua, torri di Federico II [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Capua, torri di Federico II [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Malgrado il bombardamento abbia causato la distruzione di due terzi della città, il centro storico conserva ancora pregevoli testimonianze storico-artistiche.

Siamo sull’Appia, una targa con i cinque cerchi e una fiaccola ricorda che il 24 agosto 1960 passò di qui il tedoforo in occasione delle Olimpiadi di Roma.

Capua, targa commemorativa della XVII Olimpiade [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Capua, targa commemorativa della XVII Olimpiade [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Da Corso Appio raggiungiamo la ricostruita Cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo che ospita al suo interno il raffinato supporto di un cero pasquale in marmo dell’XI secolo. La cripta, sorretta da colonne con capitelli di riuso, è decorata con simpatici angioletti di stucco. Ci soffermiamo davanti a un magnifico sarcofago romano con scene di caccia al cinghiale e alla settecentesca scultura del Cristo morente, realizzata da Matteo Bottiglieri nel 1724 (è immediato il confronto col Cristo morto di Procida realizzato da Carmine Lantriceni nel 1720 e che abbiamo accompagnato in processione il venerdì santo di un paio di anni fa).

Capua, Cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo, Cristo morto [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Capua, Cattedrale di Santa Maria Assunta in Cielo, Cristo morto [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Riprendiamo Corso Appio, a Piazza dei Giudici ammiriamo, murate sulla facciata esterna del Palazzo dei Conservatori, sei sculture romane – i ritratti di Giove, Nettuno, Mercurio, Giunone, Cerere e Marte – un tempo chiavi di volta degli archi dell’Anfiteatro Campano dell’antica Capua, oggi Santa Maria Capua Vetere.

Capua, Palazzo dei Conservatori, scultura romana [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Capua, Palazzo dei Conservatori, scultura romana [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Di fronte al palazzo, progettato dall’architetto Ambrogio Attendolo nel XVI secolo (scopriremo che il suo estro architettonico è presente in molti monumenti della città) è l’Ufficio del Turismo dove è esposta una copia del Placito capuano, primo testo scritto giunto a noi che documenti l’esistenza del volgare italiano, risalente al X secolo d.C. Rimango attonita quando alcuni dei miei compagni di viaggio iniziano a recitare a memoria l’incipit: Sao ko kelle terre, per quelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti. Il documento fa riferimento a un periodo storico immediatamente successivo alle devastazioni provocate dalle invasioni saracene, quando i grandi centri monastici, come l’Abbazia benedettina di Montecassino, cercarono di rientrare in possesso delle loro proprietà usurpate, chiamando in causa testimoni che potessero fare delle dichiarazioni in merito alla paternità dei territori.

E’ ormai buio e ci mettiamo in cammino per raggiungere l’Agriturismo Colombaia, a un paio di chilometri dal centro della città. Si tratta di una grande fattoria biologica con estesi campi coltivati, un ristorante, una struttura alberghiera e un punto vendita di prodotti biologici. E’ gestita dalla famiglia Amico, che ha creato il marchio Amico Bio. Produttrice di insalate e ortaggi su larga scala, l’azienda esporta i propri prodotti Italia e in diversi paesi europei, oltre a rifornire di insalate la catena di Natura Sì. Le camere sono molte accoglienti e la cena è di prima qualità, con menù a base di bruschetta con purea di ceci e broccoletti, prosciutto di maiale casertano, tagliatelle al ragù o alla zucca, spezzatino di manzo e pizza figliata come dessert.

Capua, Agriturismo La Colombaia, antipasto [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Capua, Agriturismo La Colombaia, antipasto [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
La mattina dopo ci mettiamo in cammino di buonora. Riusciamo a usufruire di un efficiente servizio di trasporto zaini per i tre giorni, che ci rende il cammino molto più agevole. Tagliamo in direzione di Santa Maria Capua Vetere costeggiando alcuni campi coltivati e in una mezz’oretta raggiungiamo l’Appia e i resti dell’unico fornice conservato del cosiddetto Arco di Adriano, dal quale chi veniva da nord accedeva all’antica Capua.

Un’iscrizione ricorda che il 1 ottobre 1860 “Giuseppe Garibaldi vinceva l’ultimo re delle Due Sicilie” e che la popolazione di Santa Maria voleva serbarne eterno ricordo. Ci domandiamo quale fosse la funzione dei forellini che sottolineano il disegno delle lettere.

Santa Maria Capua Vetere, Arco di Adriano, Iscrizione [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Santa Maria Capua Vetere, Arco di Adriano, Iscrizione [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Alle nove in punto, orario di apertura della biglietteria, facciamo l’ingresso trionfale nell’Anfiteatro Campano, uno dei monumenti più straordinari incontrati durante il nostro cammino. Entriamo da uno degli archi di accesso ed esploriamo i sotterranei, assai meglio conservati di quelli del Colosseo.

Santa Maria Capua Vetere, Anfiteatro Campano, sotterranei [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Santa Maria Capua Vetere, Anfiteatro Campano, sotterranei [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
L’anfiteatro è tutto per noi, non ci sono altri visitatori. E’ emozionante pensare che proprio qui, nella scuola del lanista Lentulo Batiato, si allenava lo schiavo e gladiatore trace Spartaco, che alla testa di qualche migliaio di ribelli mise in difficoltà per diversi mesi i legionari romani nel I secolo a.C. Sedata la rivolta, pare che il celebre gladiatore fosse riuscito a fuggire non essendo mai stato ritrovato il suo corpo mentre seimila prigionieri vennero crocifissi lungo la Regina Viarum tra Capua e Roma.

Prima di lasciare l’area dell’anfiteatro ci soffermiamo a osservare delle linee geometriche incise sulle lastre pavimentali di marmo, forse antico sistema artigianale di misurazione.

Santa Maria Capua Vetere, Anfiteatro Campano [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Santa Maria Capua Vetere, Anfiteatro Campano [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Non possiamo proseguire il cammino senza prima aver visitato il mitreo (accessibile con lo stesso biglietto dell’anfiteatro), al cui interno si conserva una straordinaria tauroctonia. Percorriamo l’ipogeo con il soffitto stellato e affascinati cerchiamo di distinguere i personaggi della scena: Cautes e Cautopates, i due portatori di fiaccola in costume orientale che simboleggiano il giorno e la notte, le teste di Oceano e Terra in basso, quelle del Sole e della Luna in alto, e poi il dio Mitra che uccide il toro, aiutato da un serpente, un cane e uno scorpione.

Santa Maria Capua Vetere, Mitreo [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Santa Maria Capua Vetere, Mitreo [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Nell’uscire proviamo a immaginare chi potessero essere gli iniziati affascinati dal culto misterico di origine orientale che si era diffuso capillarmente in tutte le regioni dell’impero: legionari, commercianti, funzionari statali…

Sono quasi le undici, è ora di ripartire, non senza prima esserci concessi un gustoso cappuccino al Gran Caffè del Duomo. Imbocchiamo Corso Ugo De Carolis, passiamo accanto al Comitato festeggiamenti della SS. Vergine Assunta e San Simmaco Vescovo, al Circolo Gladiator e, giunti in una piazzetta, veniamo invitati da alcuni giovanotti ad aderire alla “Sgambettata” domenicale di sei chilometri, proseguiamo, un gigantesco orso natalizio rosso oro ci osserva dall’alto sulla sinistra, ed ecco il Liceo classico Cneo Nevio, il fatiscente Politeama, la saracinesca chiusa di una vecchia “Drogheria e coloniali”.

Imbocchiamo Via Aldo Moro, coincidente con la SS7. A sinistra notiamo la vecchia insegna dell’Istituto professionale di Stato per l’industria e l’artigianato “A. Righi”, l’ex Istituto di Incremento Ippico di Santa Maria Capua Vetere (oggi Centro regionale di incremento ippico per lo sviluppo, il miglioramento genetico e la valorizzazione economica delle produzioni equine regionali), il Juventus Club “G. Scirea” con un gigantesco ritratto del libero scomparso nel 1989.

Santa Maria Capua Vetere, Centro regionale di incremento ippico per lo sviluppo, il miglioramento genetico e la valorizzazione economica delle produzioni equine regionali [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Santa Maria Capua Vetere, Centro regionale di incremento ippico per lo sviluppo, il miglioramento genetico e la valorizzazione economica delle produzioni equine regionali [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Santa Maria Capua Vetere, Juventus Club [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Santa Maria Capua Vetere, Juventus Club [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Camminiamo lungo il marciapiede della Regina Viarum, non c’è soluzione di continuità tra frazioni e paesi, la direttrice (Via Caserta e Via Nazionale Appia), è costeggiata da edifici, capannoni industriali, officine, negozi, strutture dismesse, testimoni di una conurbazione spontanea, disordinata, dissennata.  Lungo il cammino si distinguono le cosiddette Carceri Nuove, un bellissimo monumento funerario di prima età imperiale che secondo la tradizione popolare ospitava una prigione per i gladiatori.

Santa Maria Capua Vetere, Carceri Nuove [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Santa Maria Capua Vetere, Carceri Nuove [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Poco oltre, il negozio di Gambardella propone degli sconti. Il pensiero va subito alla “Grande Bellezza” dell’omonimo Jep. Ed eccoci di fronte a un altro sepolcro romano sormontato da una torretta cilindrica che un’iscrizione ricorda essere stato restaurato dal borbonico re Ferdinando IV Padre della patria. I locali lo hanno soprannominato il “Mausoleo della Conocchia“.

Santa Maria Capua Vetere, Mausoleo della Conocchia [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Santa Maria Capua Vetere, Mausoleo della Conocchia [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Un colorato pannello ceramico a mo’ di edicola ci ricorda che Dio intente [sic!] tutto, vede tutto, scrive tutto. Il suo occhio registra il nostro passaggio e ci invita a osservarci nel suo specchio e a riconoscerci tra i giusti o tra i peccatori.

Santa Maria Capua Vetere, Pannello ceramico [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Santa Maria Capua Vetere, Pannello ceramico [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Lasciato sulla destra il Caffè Patria (due accenni alla patria in poche centinaia di metri!), entriamo nel territorio di Casapulla. Decidiamo di abbandonare per un po’ la desolazione comunque interessante della SS7 per esplorare le viuzze storiche del borgo, denso di storia.

Casapulla, Via Appia Antica [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Casapulla, Via Appia Antica [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Di fronte alla Cappella di S. Croce facciamo l’inaspettata conoscenza di Alessandro Orlando, promotore del progetto Appia a piedi. Sarà lui a raccontarci del vescovo Michele Natale che nel 1799 dichiarò apertamente la sua avversione per il governo borbonico e la volontà di aderire alla Repubblica napoletana. Prima di lasciarlo, ci facciamo una foto di gruppo di fronte al Duomo, purtroppo chiuso, e proseguiamo.

Casapulla, foto di gruppo [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Casapulla, foto di gruppo [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Pochi passi e facciamo la conoscenza di Gaetano, che in sella alla sua bicicletta ci conduce a vedere la casa del vescovo Natale “dissacrato da tre vescovi e appeso alle forche del 1799 reo di avere insegnato che Cristo riparatore volle eguali e liberi i figli dell’uomo”.

Casapulla, incontro con Gaetano [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Casapulla, incontro con Gaetano [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Casapulla, casa del vescovo Michele Natale [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Casapulla, casa del vescovo Michele Natale [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Lasciamo Casapulla, attraversiamo la SS7 e ci reimmettiamo nell’Appia antica. Gaetano ci lascia solo dopo averci fatto visitare la Fornace Saputo, un’azienda di famiglia che produce laterizi. Raffaele, il figlio del proprietario, ci fa visitare l’officina con il forno moderno e il vecchio forno a legna ancora perfettamente funzionante.

Casapulla, Fornace Saputo [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Casapulla, Fornace Saputo [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Mattoni di diverse tipologie sono impilati da ogni parte, qui i “biscotti” d’argilla per i forni da pizza, là mattoni quadrati che ricordano i bessali romani, ancora più in là vecchi telai… se non fosse per le automobili che sfrecciano sull’Appia, potremmo tranquillamente trovarci in un altro secolo.

Casapulla, Fornace Saputo [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Casapulla, Fornace Saputo [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Proseguiamo lungo la Regina Viarum ma ad un certo punto, all’altezza di una grande fabbrica di materiali edili, la strada è sbarrata dalla ferrovia e siamo costretti a una lunga deviazione per poter nuovamente raggiungere l‘Appia, da qui in poi scarico d’immondizia preferito di residenti e passanti. Nonostante la desolazione del paesaggio c’è sempre qualcosa che attira lo sguardo: un Babbo Natale accasciato a terra, l’insegna di Meravilandia, “parco divertimenti per bambini” dall’accesso assai poco invitante.

Babbo Natale sull'SS7 [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Babbo Natale sull’SS7 [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Arriviamo a una grande rotonda, mentre attraversiamo la strada gettiamo un occhio sulla sinistra all’imponente Reggia di Caserta, immersa nella foschia, raggiungiamo la graziosa cittadina di San Nicola la Strada – Santu Nicole per i locali – città natale del nonno di una delle nostre compagne di viaggio. La “strada” è lei, la nostra strada, l’Appia.

San Nicola La Strada, Monumento ai Caduti [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
San Nicola La Strada, Monumento ai Caduti [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Una lapide ricorda le vittime dell’alluvione di Quindici e Sarno (19 luglio 1998), un’altra la presenza della Santa Missione dei Passionisti molto attivi in zona tra gli anni Quaranta e Settanta del Novecento.

San Nicola La Strada, lapide in ricordo delle vittime dell'alluvione di Quindici e Sarno [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
San Nicola La Strada, lapide in ricordo delle vittime dell’alluvione di Quindici e Sarno [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Poco oltre l’insegna della pizzeria Donna Carmè ci avvisa che “Se vivi di pizza, vivi di magia”. Oltrepassiamo anche questa cittadina, dopo aver lanciato un occhio a un edificio che un tempo aveva ospitato il Real Convitto Borbonico della Madonna delle Grazie. La conurbazione prosegue. Lo striscione di un mercatino dell’usato nasconde un’immensa discarica di mobili e materiali di ogni tipo, un pannello stradale ci informa che qui Via Appia prima si chiamava Via delle Nunziatelle. Non c’è nulla a raccontarcelo, ma sappiamo che qui si localizzava l’antica città osca di Calatia, poi abitata da etruschi, sanniti e infine dai romani che sconfissero tutte le città, tra cui la stessa Calatia, aizzate da Annibale all’epoca degli ozi capuani.

Un grande materasso matrimoniale saluta il nostro arrivo a Maddaloni, riconoscibile a distanza per la presenza del castello normanno con l’imponente torre.

Maddaloni [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Maddaloni [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Dopo qualche centinaio di metri un signore ci invita a raccogliere qualche arancio nel suo terreno, lui ci viene per passare il tempo, ma nessuno della famiglia è interessato alla raccolta.

Maddaloni, raccolta di arance [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Maddaloni, raccolta di arance [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Il passaggio di tre treni ci costringe a una sosta di una decina di minuti dietro alle sbarre del passaggio a livello. Subito dopo ci salutano gli affiliati del Vespa Club che stanno preparando un evento in occasione della Befana.

Maddaloni Vespa Club [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Maddaloni Vespa Club [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Arriviamo a Piazza Umberto I. E qui inizia la seconda parte della nostra lunga giornata. A Maddaloni la ricettività è piuttosto scarsa. Navigando su Internet qualche giorno prima della partenza, ci siamo imbattuti nella notizia che il giovane farmacista Domenico Iadevaia da’ ospitalità ai pellegrini di passaggio sull’Appia. E così grazie a lui, siamo riusciti a trovare alloggio tutti quanti presso diverse strutture maddalonesi. E proprio a Piazza Umberto I Domenico con un gruppo di amici ci ha accolto e organizzato la nostra permanenza nella cittadina per il resto della giornata.

Cogliendo l’occasione del nostro passaggio, in pochi giorni Domenico ha organizzato presso la Sala Iorio della Biblioteca comunale di Maddaloni una conferenza sull’esperienza del turismo lento in Italia e lungo l’Appia.

Locandina della conferenza "Andamento lento" con le firme dei pellegrini e di alcuni relatori [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Locandina della conferenza “Andamento lento” con le firme dei pellegrini e di alcuni relatori [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Nel corso dell’evento, moderato dal giornalista e media partner Francesco Cimmino, dopo un intervento introduttivo del sindaco Andrea De Filippo, si sono succeduti diversi relatori: la scrivente che ha parlato della guida scritta dalla nostra Associazione sull’Appia nel Lazio da Porta Capena al Garigliano, Carmine Papa, nativo di Santa Maria a Vico e promotore del progetto Ciclovia Appia, il ricercatore Daniele Napolitano che ci ha parlato di diversi progetti di valorizzazione del territorio, l’architetto Giuseppe Paccone che ci ha illustrato il lavoro di ricerca sull’Appia che sta portando avanti alla Seconda Università degli studi di Napoli. Particolarmente intense sono state le testimonianze di Elio Brusamento che sta percorrendo da diversi mesi tutta l’Italia a piedi e di Antonella Danese, mamma di Domenico e protagonista nell’ospitalità ai pellegrini.

Maddaloni, Antonella Danese, Domenico Iadevaia, Francesco Cimmino [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Maddaloni, Antonella Danese, Domenico Iadevaia, Francesco Cimmino [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA ND]
Ma la serata ha anche riservato la visita al vecchio convento francescano, divenuto poi Regio Liceo Ginnasiale e Convitto nazionale Giordano Bruno, oggi istituto comprensivo.

Regio Liceo Ginnasiale e Convitto nazionale Giordano Bruno [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Regio Liceo Ginnasiale e Convitto nazionale Giordano Bruno [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Saliamo lungo uno scalone monumentale in pietra lavica del Vesuvio e ci ritroviamo in un gigantesco salone che al suo interno conserva una straordinaria tela (qualcuno afferma che sia la più grande del mondo) dipinta nel Seicento da Giovanni e Giuseppe Funaro, originari di Santa Maria Capua Vetere e attivi anche presso la reggia di Caserta. Si tratta di uno straordinario trompe l’oeil di 720 mq che narra il dogma dell’Immacolata Concezione e il trionfo della religione cattolica sulle eresie. Sopra le porte, lungo le pareti laterali campeggiano i ritratti di papi e cardinali famosi, tra cui papa Sisto IV Della Rovere.

Regio Liceo Ginnasiale e Convitto nazionale Giordano Bruno, salone con la tela dipinta [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Regio Liceo Ginnasiale e Convitto nazionale Giordano Bruno, salone con la tela dipinta [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Maddaloni, Regio Liceo Ginnasiale e Convitto nazionale Giordano Bruno, salone con la tela dipinta [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Maddaloni, Regio Liceo Ginnasiale e Convitto nazionale Giordano Bruno, salone con la tela dipinta [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Ma le sorprese non sono finite, in un saloncino laterale, ecco un’altra gigantesca tela settecentesca restaurata grazie a una donazione dell’attore Tom Cruise.

Maddaloni, Regio Liceo Ginnasiale e Convitto nazionale Giordano Bruno, salone con la tela seconda tela dipinta [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Maddaloni, Regio Liceo Ginnasiale e Convitto nazionale Giordano Bruno, salone con la tela seconda tela dipinta [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Concludiamo la serata tutti insieme al simpatico Lithium Bistrot. Prima di salutarci, i nostri fantastici ospiti ci propongono una breve visita notturna al monumentale Acquedotto Carolino realizzato, sulla falsariga degli acquedotti romani, dall’architetto Luigi Vanvitelli per volere di Carlo di Borbone a partire dal 1753 per alimentare le fontane della reggia di Caserta. L’acqua proveniva dalle sorgenti del Fizzo, sul Monte Taburno, e veniva convogliata in un condotto lungo ben 38 chilometri che qui, in località Ponti della Valle, passa su una straordinaria struttura a tre ordini di arcate che supera l’alta Valle di Maddaloni.

Maddaloni, Acquedotto Carolino [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Maddaloni, Acquedotto Carolino [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Proprio qui, il 1° ottobre 1860 si tenne un’aspra battaglia tra l’esercito borbonico e le camicie rosse uscite vittoriose. Ai piedi delle arcate si staglia un monumento-ossario che custodisce le spoglie dei garibaldini morti in battaglia.

Maddaloni, Ossario garibaldino [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Maddaloni, Ossario garibaldino [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Grazie Domenico per questa splendida giornata che non dimenticheremo. Torneremo presto per vedere tutto ciò che ancora non abbiamo visto nella tua cara Maddaloni.

[Maria Teresa Natale, travel designer]

Tappa Capua Maddaloni
Totale km percorsi a piedi: 36,8 (3-4-gennaio 2020)

Tappa Maddaloni Montesarchio
Totale km percorsi a piedi: 32,1 (5 gennaio 2020)

Tappa Montesarchio Benevento
Totale km percorsi a piedi: 20,1 (6 gennaio 2020)

4 comments

  1. Lo ha detto anche Paolo Rumiz nel suo libro “Appia”: le sole Maddaloni e Montesarchio hanne tesori per venti musei. Perciò divete ritornare a Maddaloni per più giorni e troverete tesori nascosti e bellezza di paesaggio. Non a caso a Maddaloni Carlo III di Borbone ricevette le chiavi del Regno di Napoli ed è qui che nacque il Regno delle Due Sicilie.

  2. La magnificenza della Regina viarum traspare ancora dai monumenti e le tracce visibili dell’età romana, nonostante la desolazione e la trascuratezza dell’ambiente intorno. Ciò che mi porterò dentro per sempre è però il calore e i sorrisi delle persone incontrate durante il cammino, la disponibilità generosa e l’efficiente organizzazione di coloro che ci hanno accolto a Maddaloni come veri amici. Grazie di cuore!

  3. Spero che la prossima volta possano trovare quei luoghi più puliti e che le persone possano comprendere meglio l’importanza della Via Appia. Vi consiglio di visitare la piccola chiesa di Nostra Signora di Loreto.

  4. rimango stupefatto di quel “patrimonio Italia” che anche chi è curioso e dinamico come noi è predisposto a conoscere… eppure un capolavoro del quadraturismo prospettico come la tela del Convitto andrebbe inclusa in ogni manuale d’arte basilare… un gioiello del barocco ed è considerata la più grande tela del ‘700… è di quasi 700 mq… io continuo a portarmi l’emozione di una Maddaloni sul far della sera perchè con Maria Vittoria siamo stati temerari e stoici e siamo salitì fin sopra la Rocca… e il contrasto dei ruderi del Castello con sotto la città, una costellazione di luci e di implosi rumori, mi ha accompagnato per buona parte del viaggio… ho poi saputo che anche al Convitto tanti restauri son stati possibili anche grazie all’onorevole Giulio Andreotti che finanziò parecchi lavori… e sicuramente a Maddaloni e a Montesarchio dobbiamo assolutamente tornare perchè meritano una tappa approfondita e mirata… Grazie a Maria Teresa per essere sempre il “motore” di tante intermittenze e conoscenze… bandy

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