Brevi note sullo “Slum Tourism”

Leggendo su Wikipedia la definizione (solo in lingua inglese) di Slum Tourism, “a type of tourism that involves visiting impoverished areas. Originally focused on the slums of London and Manhattan in the 19th Century, slum tourism is now becoming increasingly prominent in developing nations, including India, Brazil, Kenya, and Indonesia”, incuriositi abbiamo chiesto alla sociologa Irene Ranaldi un approfondimento sul tema.

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di Irene Ranaldi

 New York City - "Doing the slums" - Scena a Five Points / bozzetto [Fonte: Wikimedia Commons]
New York City – “Doing the slums” – Scena a Five Points / bozzetto [Fonte: Wikimedia Commons]
Soprattutto in Italia, con la tradizione del concetto medievale di città  racchiusa nei bastioni delle sue mura e delle sue porte, siamo abituati spesso a considerare degni di attenzione culturale e turistica, esclusivamente i centri storici.

Appena si inizia a viaggiare e si mette il naso oltre i confini nazionali, ci si accorge ancora di più, di quanto la logica centro-periferia si sia ormai dissoluta da tempo.

Conoscendo abbastanza bene New York, mi fa sempre sorridere la considerazione rispetto alla mia scelta abitativa temporanea di risiedere, per motivi di ricerca, nel Queens: “Come mai non hai affittato una casa in centro?”.

New York è un esempio classico di metropoli dove la dicotomia centro e periferia non ha un senso se non nell’immaginario delle persone (complice il cinema e la letteratura che collocano quasi sempre le loro narrazioni a Manhattan) ma non trova riscontro nella fisicità  dei luoghi: tutto è centro e periferia allo stesso tempo.

Ne consegue che ogni neighboorhood newyorkese o quartiere italiano sia dotato di una propria specificità  o identità  e anche laddove questa identità  e appartenenza territoriale non venisse percepita dagli abitanti (cosa che avviene molto spesso), la passeggiata narrativa può contribuire a sviluppare un molteplice sguardo di lettura della città  e dei suoi fenomeni. Ben oltre e parallelamente alle proposte classiche nei centri storici.

Le persone ormai vivono delocalizzate, cambiano i rapporti tra gli abitanti ed i propri contesti di relazione e gli orizzonti di vita (ad esempio, nel tempo libero a Roma molte persone si orientano verso l’esterno, oltre il grande raccordo anulare verso i grandi centri commerciali e outlet e non verso i tradizionali luoghi centrali dei quartieri e della città ).

Cambiano i modi di vivere la città , cambiano i caratteri dell’urbano, cambia quello che intendiamo per città  e di conseguenza cambia e si moltiplica la capacità  di lettura che possiamo avere di essa.

La tradizione delle passeggiate nelle periferie più povere delle città  risale già  al Novecento e nasce a New York con la visita ai quartieri del Lower East Side, veri e propri slums o ghetti di migranti, che in quel periodo arrivavano li dopo essere passati per i controlli e le visite ad Ellis Island.

Si diffonde successivamente soprattutto in America Latina dove le baraccopoli o favelas sono molto diffuse in Brasile, Argentina, Colombia e porta ancor più alla luce gli effetti distorsivi della globalizzazione e del neoliberismo.

Slum Tourism nelle metropoli indiane (foto di Greg Younger, Flickr CC)
Slum Tourism nelle metropoli indiane (foto di Greg Younger, Flickr CC)

Attrarre la sensibilità  e l’attenzione delle persone (sempre nel rispetto assoluto della privacy degli abitanti dei luoghi che si visitano) dei media e delle autorità  locali, può contribuire in maniera indiretta ad un percezione diversa dei luoghi e quindi anche ad una loro rinascita. A Medellin (dove sorge la più grande favela colombiana e dove è tristemente noto il fenomeno del traffico di stupefacenti e dei relativi crimini connessi) il turismo sociale ha contribuito a costruire un’immagine del luogo più autentica e altamente distinguibile da altre città  in Colombia e in America Latina.

Fino a dieci anni fa il turismo nei barrios era una cosa impensabile. Alcuni sociologi urbani sostengono che il branding della città  si costruisce con il miglioramento dell’immagine contro la cattiva reputazione e la discriminazione (Kalandides, 2011), con la creazione di un nuovo valore percepito e con l’aumento della competitività , portando il turismo e gli investimenti dentro la comunità  contribuendo al rafforzamento dell’identità  locale.

Fonti:

http://slumtourism.net/

Bianca Freire-Medeiros, Touring Poverty, Routledge Advances in Sociology, New York, 2012.

M. Kavaratzis, From City Marketing to City Branding: Towards a Theoretical Framework for Developing City Brands, 2004.

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