I racconti degli affreschi dell’Aula gotica del complesso dei Santi Quattro Coronati: Gennaio-Giugno

Appasseggio nel MedioevoL’obiettivo di questa passeggiata in digitale presso l’Aula gotica del complesso dei Santi Quattro Coronati è quello di scoprire alcuni aspetti chiave della vita quotidiana nel Medioevo attraverso la lettura degli affreschi del XIII secolo presenti all’interno dell’Aula.

La passeggiata è consigliata agli alunni delle scuole secondarie di primo e secondo grado.

Sfruttando risorse digitali disponibili in rete, la passeggiata permette di acquisire molteplici competenze: familiarizzare con gli strumenti di navigazione di Google maps; conoscere e consultare diversi tipi di fonti; leggere il territorio contemporaneo attraverso rappresentazioni iconografiche del passato e rintracciare differenze e somiglianze fra la città del presente e la città del passato, anche quando si tratta di secoli e secoli fa.

È possibile sapere come si viveva nel Medioevo? Quali sono gli strumenti a nostra disposizione per capire un periodo storico così lontano dai nostri giorni? Per risolvere tali quesiti faremo ricorso a fonti iconografiche e letterarie. E Roma, per nostra fortuna, ci offre magnifici esempi di rappresentazione della vita quotidiana nel Medioevo.

Oggi entreremo nel complesso fortificato dei Santi Quattro Coronati, sul colle Oppio, non lontano dalla piazza di San Giovanni in Laterano. Vediamo dove siamo:

La Basilica dei Santi Quattro Coronati e la Basilica di San Giovanni in Laterano nella mappa di Roma di Mario Cartaro, 1576 [Fonte: Roma Tre, Corso di Struttura della città].
La Basilica dei Santi Quattro Coronati e la Basilica di San Giovanni in Laterano nella mappa di Roma di Mario Cartaro, 1576 [Fonte: Roma Tre, Corso di Struttura della città].
Nell’immagine che abbiamo appena visto la freccia blu indica la basilica di San Giovanni in Laterano, quella verde il complesso dei Santi Quattro Coronati. Stiamo utilizzando una fonte iconografica, in questo caso in supporto cartaceo. Si tratta di un dettaglio della mappa di Roma realizzata nel 1576 dal cartografo Mario Cartaro. Sebbene la carta sia stata realizzata nel tardo Rinascimento, essa tuttavia ci offre l’immagine di una città dal tessuto urbanistico ancora fortemente caratterizzato da persistenze medievali, poiché fra i secoli XIV e XVI la città non subì grosse trasformazioni.

ESERCIZIO: Cosa sono le altre costruzioni che si osservano nella mappa? Individuate, per esempio, il Colosseo, l’arco di Costantino, la basilica di San Clemente e l’acquedotto Claudio.
Cercateli su una fonte cartografica contemporanea, Google Maps (ti consigliamo la visualizzazione da satellite). Dopo averle trovate, recatevi al complesso dei Santi Quattro Coronati, situato al civico 20 di via dei Santi Quattro e, utilizzando la modalità Street View, fate un giro intorno al complesso, cercando sia l’ingresso che la parte posteriore. Attenzione: per vedere le foto di Street View, cerca un luogo o indirizzo in Google Maps, trascina Pegman (l’omino giallo) sul luogo individuato, esplora muovendo il mouse.

Il complesso dei Santi Quattro Coronati [foto di Ruud Teggelaar]
Il complesso dei Santi Quattro Coronati [foto di Ruud Teggelaar]

Il complesso dei Quattro Coronati da Via dei Santi Quattro [Immagine tratta da Google Maps].
Il complesso dei Quattro Coronati da Via dei Santi Quattro [Immagine tratta da Google Maps].
Bravi, sì, questa è la facciata del complesso dei Santi Quattro Coronati. Stiamo consultando un’altra fonte iconografica, in questo caso una mappa digitale online dalla quale abbiamo estratto degli screenshot.

Il complesso dei Quattro Coronati da Via dei Querceti (immagine tratta da Google Maps).
Il complesso dei Quattro Coronati da Via dei Querceti (immagine tratta da Google Maps).

E questa è la parte posteriore del complesso. La sporgenza curva in primo piano al centro dell’immagine è l’> abside della chiesa del Santi Quattro Coronati.

Imboccate via Capo d’Africa per vedere un po’ più da lontano questa imponente fortificazione.

Il complesso dei Quattro Coronati da Via Capo d'Africa [Immagine tratta da Google Maps].
Il complesso dei Quattro Coronati da Via Capo d’Africa [Immagine tratta da Google Maps].
E adesso osservate invece una foto storica:

Il complesso dei Santi Quattro Coronati nel 1879 [Fonte: Barelli Lia, Il complesso monumentale dei Ss. Quattro Coronati, Roma, Viella 2016].
Il complesso dei Santi Quattro Coronati nel 1879 [Fonte: Barelli Lia, Il complesso monumentale dei Ss. Quattro Coronati, Roma, Viella 2016].
È una fotografia scattata nel 1879 dall’archeologo Antonio Muñoz, impegnato alla fine dell’Ottocento in importanti restauri del complesso. Le foto storiche costituiscono un’altra tipologia di fonte iconografica; in questo caso ci permettono di confrontare il quartiere di ieri con quello di oggi.

Elementi architettonici di un edificio in Via Capo d'Africa [Immagine tratta da Google Maps].
Elementi architettonici di un edificio in Via Capo d’Africa [Immagine tratta da Google Maps].
Osservate di nuovo l’immagine di Google Maps di via Capo d’Africa, prestando particolare attenzione alle case sul lato destro: hanno archi di botteghe al pian terreno (freccia rossa), > beccatelli (freccia blu) e >finestre a croce (freccia verde), tutte caratteristiche che potrebbero farci affermare che si tratta di una costruzione medievale… invece, grazie alla foto scattata dall’architetto Antonio Muñoz, sappiamo che si tratta di un palazzo della prima metà del Novecento che ha voluto mantenere lo spirito medievale del quartiere.

 
L'abside del complesso dei Santi Quattro Coronati nel 1879 da Via Capo d'Africa.
L’abside del complesso dei Santi Quattro Coronati nel 1879 da Via Capo d’Africa.
L'abside del complesso dei Santi Quattro Coronati oggi.
L’abside del complesso dei Santi Quattro Coronati oggi.

Ora torniamo indietro all’interno del complesso dei Santi Quattro Coronati.

Carta di Roma di Giovanni Battista Falda del 1676. La zona del complesso dei Santi Quattro Coronati non ha subito grosse trasformazioni dalla fine del Medioevo [ Fonte: Roma Ieri Oggi]
Carta di Roma di Giovanni Battista Falda del 1676. La zona del complesso dei Santi Quattro Coronati non ha subito grosse trasformazioni dalla fine del Medioevo [ Fonte: Roma Ieri Oggi]
Abbiamo dunque localizzato sulle mappe il complesso dei Santi Quattro Coronati, ed ora possiamo finalmente entrare. Siamo in una della poche costruzioni medievali della città rimaste in piedi senza aver subìto importanti alterazioni.

Vi sarete già chiesti: chi sono i Quattro Coronati? Diverse ipotesi tentano di dare una risposta al vostro quesito. È plausibile che fossero dei martiri cristiani (forse marmorari o forse pretoriani) che si rifiutarono di aderire a riti pagani e di adorazione del dio Esculapio.

Probabilmente le sue origini risalgono al VI secolo, quando qui, all’interno di una ricca residenza aristocratica di età tardoantica, iniziò a funzionare un’istituzione simile a ciò che oggi è una parrocchia. Nei secoli seguenti si trasformò in un importante centro ecclesiastico, in virtù della sua prossimità con il palazzo del Laterano. Sarà bene ricordare che durante il Medioevo i papi non abitavano in Vaticano: la loro residenza era il palazzo del Laterano.

Nel IX secolo il pontefice Leone IV (847-855) ingrandì il complesso: aggiunse due navate laterali all’aula tardoantica, costruì una cripta semianulare e fortificò l’intera struttura con nuove mura e torri. Ma la Roma medievale è tormentata da invasioni e saccheggi: nel 1084 le truppe di Roberto il Guiscardo entrarono in città e la devastarono, e anche il complesso dei Santi Quattro subì notevoli danni. Una ventina d’anni dopo Pasquale II (1099-1118) tentò senza successo di ricostruire la precedente basilica, e pertanto si vide costretto a ridurla alla sola metà ovest della ex navata centrale. Nacquero così i due cortili che precedono l’attuale basilica, il primo corrispondente in gran parte a quello del IX secolo e il secondo ricavato nella metà orientale della navata centrale carolingia. Le navate laterali della precedente basilica furono inglobate nel palazzo del cardinale titolare e in un nuovo monastero. Nel 1138 il complesso divenne un importante priorato benedettino. Ricordiamo che il fenomeno culturale del monachesimo ha origine nel Medioevo, e che i benedettini erano una delle comunità di monaci fra le più note in assoluto, fondata da Benedetto da Norcia nel VI secolo a Montecassino, non lontano da Roma.

Nel XIII secolo gli edifici annessi alla basilica ebbero un notevole sviluppo. Il cardinale Stefano Conti fece costruire un’imponente struttura fortificata sul lato nord della basilica. Al piano terra fu ricavata la cappella di San Silvestro, consacrata nel 1247 e ornata da affreschi con le storie di papa Silvestro e dell’imperatore Costantino.

Al piano superiore venne invece aperto un vastissimo salone, coperto da volte a sesto acuto e decorato con un interessantissimo ciclo di affreschi, scoperto solo nel 1996. Ed eccoci finalmente giunti alla meta della nostra passeggiata!

Avete fatto caso alla lunghezza del racconto sulle tappe di costruzione del complesso dei Santi Quattro Coronati? Dal VI secolo fino al XIII! E non abbiamo ancora finito… Il Medioevo è un periodo storico lungo 1000 anni, troppi! Quindi alcuni storici lo hanno diviso in due: l’Alto Medioevo, compreso fra i secoli IV e XI, il Basso Medioevo, fra i secoli XII e XV. Via! Cerchiamo di capire come è stata fatta questa divisione.

ESERCIZIO: Consultate queste fonti online e prendete nota sulla distinzione tra Alto e Basso Medioevo: Treccani, alla voce Medioevo; il Portale medievale alla voce Alto Medioevo.

Torniamo alla nostra passeggiata e guardiamo un video di trenta secondi che ci racconta della scoperta degli affreschi:

L’obiettivo ora è consultare un altro tipo di fonte, una fonte iconografica: la > pittura parietale.

Si tratta qui della decorazione di un salone del palazzo cardinalizio di Stefano Conti, eretto tra gli anni Trenta e Quaranta del Duecento, uno spazio laico che fu impiegato come sala di ricevimento e di amministrazione della giustizia.

Per secoli, fino al 1996, gli affreschi di questo salone rimassero nascosti in silenzio tra le mura del convento delle monache agostiniane di clausura, quando Andreina Draghi, storica dell’arte e allora responsabile di restauri del complesso, ebbe un’intuizione: in un palazzo cardinalizio del XIII secolo non poteva mancare uno spazio per ricevimenti degno di un familiare del pontefice. Eh già, il cardinale Stefano Conti non solo era titolare dell’importante basilica di Santa Maria in Trastevere ma era anche nipote di Innocenzo III, papa di origini nobili. Così, come un detective, un giorno di circa venticinque anni fa la professoressa Draghi chiese alla priora del monastero di farle ripercorrere le sale alle quali fino ad allora avevano avuto accesso solo le monache. Ad un tratto, arrivata nella stireria del monastero la studiosa capì di trovarsi in un luogo rilevante per la sua ricerca: era un salone monumentale, con alti soffitti a volta e tinteggiato con tempera azzurrina. La restauratrice chiese l’autorizzazione per realizzare > tasselli di descialbo e… immaginate la sua emozione quando vide che sotto la tempera si celavano le tracce di meravigliosi affreschi!

Tasselli di descialbo dell’Aula Gotica [Andreina Draghi, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006].
Tasselli di descialbo dell’Aula Gotica [Fonte: Draghi 2006].
Furono poi necessari quasi dieci anni per portare alla luce i 350 metri quadrati di affreschi rimanenti degli 850 originari, eseguiti intorno alla metà del Duecento. Era comunque chiaro che si trattava di opere di altissimo valore, che rappresentavano una svolta epocale per la storia della pittura romana del XIII secolo. Fino a questa scoperta, il giudizio sulla pittura romana di questo periodo era piuttosto negativo. La si riteneva una pittura stanca, attardata, mentre la scoperta nell’Aula gotica ha confermato la presenza nella città di pittori all’avanguardia.

Vediamo cosa raccontano gli affreschi sulla vita quotidiana di questa lontana Roma, città turrita e fortificata dalle antiche mura Aureliane, come si può vedere da affreschi presenti in uno degli spazi del complesso eretti dal cardinale Conti: la cappella di San Silvestro. Lo sfondo della scena qui sotto, con una torre a fianco all’altra, rappresenta la città di Roma – probabilmente la zona del Laterano – verso la metà del Duecento.

Cappella di San Silvestro, Silvestro dona a Costantino un ritratto dei santi Pietro e Paolo [Fonte: Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0]
Cappella di San Silvestro, Silvestro dona a Costantino un ritratto dei santi Pietro e Paolo [Fonte: Wikimedia Commons, CC BY-SA 3.0]
Le decorazioni parietali degli edifici medievali (soprattutto delle chiese) e le miniature conservano la memoria delle attività quotidiane che svolgevano gli abitanti di Roma. Le scene di vita quotidiana sono molto meno frequenti rispetto alle immagini più canoniche di Cristo, della Madonna e dei santi; anche per questo gli affreschi dell’Aula gotica dei Santi Quattro Coronati sono così importanti, poiché raffigurano personaggi comuni impegnati in attività quotidiane. Ma c’è di più, non si tratta solo di questo. Durante il Medioevo la rappresentazione del tempo è offerta non solo in forma di calendario, cioè con date e frammentazioni temporali come i mesi e i giorni, ma anche con scene che rappresentano l’operosità umana: mestieri e attività correlate al passare del tempo.

Così anche nell’Aula gotica troviamo i mesi raffigurati ciascuno con una forma di lavoro strettamente legata alla stagionalità. Vediamo i mesi uno per uno.

Panoramica dell'Aula Gotica [Fonte: Draghi 2006].
Panoramica dell’Aula Gotica [Fonte: Draghi 2006].

Gennaio

Aula gotica, Gennaio [Fonte: Andreina Draghi, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006]
Aula gotica, Gennaio [Fonte: Draghi 2006]
Siamo davanti a una scena quotidiana al centro della quale, seduto su un seggio ornato con pietre preziose, c’è Giano trifronte. Rappresenta, seguendo l’antica tradizione che prevedeva di assegnare ad ogni mese una figura mitologica o fantastica, il mese di gennaio. Il suo volto principale e la sua figura sono rivolti verso lo spettatore. Sul capo porta un cappello (questa forma di cappello si chiama petaso) e indossa una tunica coperta da un mantello decorato con pietre preziose, fermato da una fibbia ad anello. Con la mano sinistra regge, a mo’ di scettro, una sottile verga, sembra quasi un bastoncino di zucchero filato!

Alla sua sinistra un giovane gira il contenuto di un pentolone sul fuoco – forse con pezzi di maiale – mentre un altro gli porta da bere e da mangiare. Diversi insaccati stagionano su un’asta e su di loro incombe la presenza di un topolino… anzi, di un topolone!

 
Aula gotica, Gennaio, dettaglio [Fonte: Andreina Draghi, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006]
Aula gotica, Gennaio, dettaglio [Fonte: Draghi 2006]
Aula gotica, Gennaio, dettaglio [Fonte: Andreina Draghi, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006]
Aula gotica, Gennaio, dettaglio [Fonte: Draghi 2006]

Dietro il seggio vediamo il tronco di un albero che si dirama in tre rami con chiome piene di fiori bianchi. Una borraccia pende da uno dei rami. Sotto la scena, l’iscrizione latina ienvarivs vinvmq(ve) cibaria qvero offre allo spettatore il nome e il moto del mese: “Gennaio mi procuro vino e cibarie”. Ancora deve arrivare il vero freddo, quindi c’è bisogno di fare scorte.

Dobbiamo ricordare che nel Medioevo, più che in qualsiasi altro periodo storico, regna la simbologia. Nella mitologia classica Giano era una delle divinità del cielo. Janus era un dio esclusivamente romano, senza un corrispondente nella mitologia greca sebbene possa essere stato considerato una forma maschile di Diana. Era una divinità della luce celeste, portinaio del cielo, le cui porte apriva al mattino e chiudeva alla sera. Così diventò dio del principio e della fine, che presiedeva a ogni entrare e a ogni uscire, e fu rappresentato con due volti, perciò “Giano bifronte”.

Moneta romana del 120 a.C. con una raffigurazione di Giano bifronte [Fonte: Wikimedia Commons, CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:Ianus_on_Roman_coins?uselang=it#/media/File:M._Furius_Philus,_denarius,_120_BC,_RRC_281-1.jpg]
Moneta romana del 120 a.C. con una raffigurazione di Giano bifronte [Fonte: Wikimedia Commons, CC BY-SA 2.5]
Il dio protettore dei passaggi finì per dare il nome al primo mese dell’anno: Januarius. Di solito veniva rappresentato con due volti, il passato e il presente. La rappresentazione di Giano in versione “trifronte” è frequente nel Medioevo.

Il primo giorno di gennaio si festeggiava il dio ornando le porte delle case con rami d’alloro e al suo tempio si portavano focacce, vino e incenso. Questa è un’altra possibile lettura della scena. I due giovani stano presentando delle offerte al dio Giano e così, iconograficamente, Giano, l’antico dio romano degli inizi, viene inserito nel contesto quotidiano degli uomini del Duecento. Il tempo è rappresentato attraverso le attività agricole perché era proprio la lavorazione della terra che scandiva il trascorrere del tempo e delle stagioni.

Un ultimo dettaglio: la verga che Giano sostiene nella mano sinistra non è zucchero filato bensì il fuso di una delle Moire, filatrici del destino umano. Prendete nota e cercate più tardi chi erano le Moire.

Febbraio

Aula gotica, Febbraio [Fonte: Andreina Draghi, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006]
Aula gotica, Febbraio [Fonte: Draghi 2006]
Il mese di febbraio, a differenza di Gennaio, è raffigurato di profilo. Indossa una tunica corta che lascia scoperte le gambe, a loro volta protette da calze. Porta un manto e un petaso (come quello di Giano) protegge il suo capo. Non è un dio bensì un lavoratore. Flette le sue gambe e inclina leggermente la schiena in avanti per potare meglio il ramo di vite che ha in mano. Con un robusto coltello (osserviamolo bene) egli sfronda i racemi e i filari del vigneto. La potatura della vigna, di solito portata a termine tra febbraio e marzo (a seconda delle latitudini) è presente con grande frequenza nei calendari medievali. Da questi dati iconografici possiamo dedurre che i vigneti erano ampiamente diffusi in Europa, e la produzione del vino di conseguenza.

Nella fascia inferiore, che si chiama “> di esergo” si legge “Febrarivs“.

Marzo

Lo Spinario è una celebre scultura del I secolo a.C., custodita nei Musei Capitolini, che ritrae un giovane piegato in avanti mentre si toglie una spina dal piede. Questo tema è ricorrente sia nell’arte romana che in quella medievale.

 
Roma, Musei Capitolini, Spinario, scultura in bronzo, I sec. a.C. [Fonte: Musei Capitolini, http://www.museicapitolini.org/it/mostre_ed_eventi/mostre/spinario]
Roma, Musei Capitolini, Spinario, scultura in bronzo, I sec. a.C. [Fonte: Musei Capitolini]
Modena, Galleria Estense, Spinario, scultura in marmo, I sec. a.C. [Fonte: Gallerie Estensi, https://www.gallerie-estensi.beniculturali.it/opere/spinario/]
Modena, Galleria Estense, Spinario, scultura in marmo, I sec. a.C. [Fonte: Gallerie Estensi]

Milano, Basilica di Sant’Ambrogio, rilievo del XII secolo con personificazioni di tre mesi: Giugno miete, Aprile ha due alberi germogliati e Marzo è raffigurato da uno spinario [Fonte: Wikipedia, foto Giovanni Dall’Orto, https://it.wikipedia.org/wiki/File:9842_-_Milano_-_Sant%27Ambrogio_-_Pergamo_(secc._XI-XII)_-_Foto_Giovanni_Dall%27Orto_25-Apr-2007a.jpg].
Milano, Basilica di Sant’Ambrogio, rilievo del XII secolo con personificazioni di tre mesi: Giugno miete, Aprile ha due alberi germogliati e Marzo è raffigurato da uno spinario [Fonte: Wikipedia, foto Giovanni Dall’Orto].
Però nella rappresentazione del mese di Marzo nell’Aula gotica c’è una variazione che rende particolare il suo Spinario: è “a due figure”.

Aula gotica, Marzo [Fonte: Andreina Draghi, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006]
Aula gotica, Marzo [Fonte: Draghi 2006]
In questo caso, infatti, una giovane donna inginocchiata estrae una spina dal piede di un ragazzo sofferente. La donna è vestita in modo elegante: il girocollo e l’orlo della veste sono decorati con pietre preziose e rifiniti con fili di perle. Una stola vaporosa le copre le spalle; con un lembo della stola la fanciulla sembra reggere il piede del giovanotto appena medicato. Il suo viso è disteso e sembra trattenere un sorriso di soddisfazione, mentre quello di lui è contratto, dolorante e dispiaciuto; il suo è un gesto quasi di pudore.

Aula gotica, Marzo, dettaglio [Fonte: Andreina Draghi, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006]
Aula gotica, Marzo, dettaglio [Fonte: Draghi 2006]
Come leggere questa scena? Abbiamo due indizi. Primo indizio: sappiamo che si tratta di un’allegoria del mese di marzo: martivs è inscritto in caratteri bianchi al centro della composizione. Secondo indizio: la fascia di esergo propone un titolo in latino: mens hebet ob spinas. Cosa significa? “Lo spirito è debole davanti alle spine”.

La spina durante il medioevo corrisponde simbolicamente al peccato. Probabilmente questo giovane cadde in tentazione e venne punito con una spina; ma, grazie all’intervento caritatevole della bella donna, e altresì pentitosi dei propri errori, il fanciullo certamente si riprese. Entrambe le figure sono protette da alberi dalle folte chiome, uno sullo sfondo e un altro alla sinistra della donna.

Aprile

Aula gotica, Aprile [Fonte: Andreina Draghi, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006]
Aula gotica, Aprile [Fonte: Draghi, 2006]
Siamo arrivati al mese della primavera e ora ricorriamo a una fonte letteraria: > I fasti di Ovidio. Nel Medioevo, il testo di quest’autore classico era una sorta di best seller contemporaneo. Leggete dunque le sue parole, e immaginate come avrebbero potuto offrire ispirazione agli artisti che lavoravano nell’Aula gotica:

[…] poiché la primavera dischiude ogni cosa, e il rigore
e l’asprezza del freddo cedono, e la terra gravida si apre,
dicono che Aprile è detto così dalla stagione che s’apre;
[…] a primavera il suolo risplende, a primavera il campo è soffice;
ora spuntano i fili d’erba attraverso la terra infranta,
ora il tralcio mette le gemme fuori dalla gonfia scorza […]

Non a caso i due giovani protagonisti di questa scena stanno in maniche (anzi, in mezze maniche) di camicia. Ritornate per un attimo a osservare la scena di Gennaio: tutti sono stati disegnati con le braccia coperte. Invece adesso, come recita Ovidio, “il rigore e l’asprezza del freddo cedono” e le due figure si trovano con vestiti più leggeri sotto le chiome fiorite degli alberi. Sebbene la fascia inferiore dell’affresco sia danneggiata, possiamo immaginare un gregge di pecore grazie alle zampette rimaste sopra la fascia di esergo. Abbiamo quindi alla nostra sinistra, un giovane pastore con il suo > bastone.

Guardate bene la scena e pensate alle distanze tra i due giovani e alla prospettiva utilizzata: sono sullo stesso piano pittorico? Quello alla nostra destra sembra essere più lontano; guarda il pastore che con il braccio destro regge uno strumento e i lacci del cappello… e lì, proprio vicino al gomito si vede una botticella. Vi ricordate? Anche nella scena di Gennaio c‘era una botticella, in quel caso appesa a un ramo.

 
Aula gotica, Aprile, dettaglio [Fonte: Andreina Draghi, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006]
Aula gotica, Aprile, dettaglio [Fonte Draghi 2006]
Aula gotica, Aprile, dettaglio [Fonte: Andreina Draghi, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006]
Aula gotica, Aprile, dettaglio [Fonte: Draghi 2006]

Invece ad aprile troviamo sul ramo una gabbia con un uccellino. Forse si tratta della stessa simbologia già presente nell’arte paleocristiana, l’uccellino potrebbe essere l’anima rinchiusa nella gabbia del corpo.

Aula gotica, Aprile, dettaglio [Fonte: Andreina Draghi, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006]
Aula gotica, Aprile, dettaglio [Fonte: Draghi 2006]

Maggio

Aula gotica, Maggio [Fonte: Andreina Draghi, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006]
Aula gotica, Maggio [Fonte: Draghi 2006]
Come la scena del mese di Aprile anche a Maggio gli alberi, carichi di fiori e frutti, fanno da cornice ai personaggi. In primo piano c’è un cavaliere a cavallo: una delle figure rappresentative della società medievale. Guardate i dettagli dei suoi vestiti: indossa un mantello con cappuccio, sotto il quale vediamo una veste verde. Vi sembra un principe? Un signore? Oppure un monaco? La mano destra, coperta da un guanto, regge un mazzo di fiori. Una ghirlanda gli cinge il capo. Il cavallo (bianco o forse grigio chiaro) è sellato finemente e, a giudicare dalla sua andatura, possiamo dire che è un > corsiero.

Due ragazzi scalzi raccolgono frutta sull’albero a destra, probabilmente un ciliegio. Oltre alle botticelle e alla gabbia incontrate nelle scene precedenti, in questa scena possiamo osservare un altro contenitore in uso nella vita quotidiana del medioevo: il cesto di vimini.

Aula gotica, Maggio, dettaglio [Fonte: Andreina Draghi, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006]
Aula gotica, Maggio, dettaglio [Fonte: Draghi 2006]
Aula gotica, Maggio, dettaglio [Fonte: Andreina Draghi, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006]
Aula gotica, Maggio, dettaglio [Fonte: Draghi 2006]

Giugno

Aula gotica, Giugno [Fonte: Andreina Draghi, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006]
Aula gotica, Giugno [Fonte: Draghi 2006]
Purtroppo la scena corrispondente a Giugno è frammentaria per via della caduta dell’intonaco pittorico. Vediamo comunque cosa ci racconta ciò che è rimasto.

A sinistra in alto spunta la chioma di un albero, quindi possiamo supporre che anche questa scena fosse bipartita. Siamo arrivati a un momento festivo dell’anno: c’è la mietitura. Abbiamo qui una piccola “catena di montaggio” medievale.

Aula gotica, Giugno, dettaglio [Fonte: Andreina Draghi, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006]
Aula gotica, Giugno, dettaglio [Fonte: Draghi 2006]
Aula gotica, Giugno, dettaglio [Fonte: Andreina Draghi, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006]
Aula gotica, Giugno, dettaglio [Fonte: Draghi 2006]

È l’organizzazione del lavoro: a sinistra un giovane miete con un falcetto circolare, e saggiamente indossa un cappello per proteggersi dal sole, ormai forte, durante le ore di lavoro. Se fate attenzione noterete che il ragazzo taglia le spighe a metà, per ottenere il grano dalla parte superiore e per destinare quella inferiore ad altri molteplici usi: poteva essere intrecciata e trasformata in cesti, essere bruciata per produrre riscaldamento, essere data come foraggio alle bestie, trasformarsi in materasso… Interviene dopo un uomo dalla barba e dai capelli bianchi, con una fresca veste corta, che sistema le spighe raccolte. Finalmente, un terzo personaggio – giovane come il primo e anche lui protetto da un cappello – lega le spighe e le raggruppa in > covoni. Tutte queste informazioni sono racchiuse all’interno di un affresco!

Prima di proseguire con i mesi più caldi, fermiamoci per fare mente locale su quanto abbiamo appresso fino qua. Abbiamo introdotto il concetto di fonte (iconografica e letteraria), consultato mappe (cartacee e on-line), descritto elementi architettonici tipici del Medioevo (beccatelli e finestre a croce), fatto la distinzione tra Alto e Basso Medioevo, caratterizzato a livello urbanistico Roma (città turrita e fortificata dalle mura Aureliane), localizzato il complesso dei Santi Quattro Coronati nelle rappresentazioni della città, elencato le tappe di sviluppo di tale complesso, raccontato momenti della vita quotidiana medievale a partire da scene affrescate.

Vuoi metterti alla prova e valutare quanto hai appeso? Rispondi a dodici domande. Le risposte corrette sono quelle nel bacchettone verde.

Per approfondire:

  • Barelli Lia, Il complesso monumentale dei Ss. Quattro Coronati, Roma, Viella 2016.
  • Draghi Andreina, Gli affreschi dell’Aula gotica nel Monastero dei Santi Quattro Coronati. Una storia ritrovata, Milano, Skira 2006.
  • Ovidio, I Fasti, traduzione di Luca Canali, Milano, Bur 1998.
  • Medioevo.Roma
  • Treccani – Encicopedia dei ragazzi, s.v. Medioevo
  • Video “Apre l’Aula Gotica ai Santi Quattro

[Gabriela Häbich, scrittrice e divulgatrice scientifica; esercizio finale a cura di Chiara Morabito; supporto tecnico di Andrea Tempera,  28 aprile 2020]

I racconti degli affreschi dell’Aula Gotica del Complesso dei Santi Quattro Coronati: Luglio-Dicembre

3 comments

  1. Voglio segnalare una imperfezione all’inizio del testo, dove si dice che ” … siamo sul Colle Oppio..” Io ceredo che si dovrebbe dire che siamo ” … sul Colle Celio.,..”, il fiondo valle della odierna via Labicana divide secondo me il Celio dall’Oppio.

    Comunque interessante il testo e le foto annesse.

  2. Ho letto con piacere questo articolo, suggerisco una piccola integrazione: penso che le figure dei pastori nel mese di aprile possano fare riferimento all’inizio della transumanza delle greggi..

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