Il cammino dello Sbarco in Normandia. Tappa 4: da Arromanches-les-Bains a Port-en-Bessin-Huppain

Proseguiamo il cammino dello sbarco in Normandia con una tappa non molto lunga che da Arromanches-les-Bains ci conduce a Port-en-Bassin-Huppain.

Attraversiamo le vie del paese, è presto, i negozi sono ancora chiusi, tutte le vetrine si caratterizzano per dei particolari che rimandano al periodo dello sbarco, vero e proprio brand del litorale del Calvados.

Vetrina di un caffè ad Arromanches-les-Bains [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Vetrina di un caffè ad Arromanches-les-Bains [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Sul lungomare ci soffermiamo a osservare al largo le vestigia del porto artificiale temporaneo di Arromanches, nome in codice Port Winston. Tutto nacque da una coraggiosa e innovativa proposta britannica. Non si riusciva a conquistare un porto?  Poco male, se ne poteva costruire uno mobile per poi trasportarlo sulle coste della Normandia attraverso la Manica.

Venne quindi dato seguito al progetto di costruzione dei porti Mulberry (Mulberry Harbour), consistenti in grandi piattaforme ancorate al fondale marino (spud) e sensibili alle oscillazioni delle onde e delle maree, presso cui potevano attraccare i navigli. Passerelle galleggianti costituite da lunghi segmenti metallici collegati tra loro (whale) consentivano ai mezzi a motore sbarcati di raggiungere la terraferma dalle piattaforme.

Pianta di Port Winston ad Arromanches-les-Bains (tratto da un pannello informativo della mostra temporanea sull'archeologia dello Sbarco, Longues-sur-Mer)
Pianta di Port Winston ad Arromanches-les-Bains (tratto da un pannello informativo della mostra temporanea sull’archeologia dello Sbarco, Longues-sur-Mer

Cos’è oggi ancora visibile di tutto ciò? I grossi cassoni di calcestruzzo (Phoenix) che fungevano da barriere frangiflutti a protezione del porto prefabbricato. Nel guardarli dobbiamo immaginare decine di moli e chilometri di passerelle galleggianti che consentirono alle truppe inglesi, nei mesi successivi al DDay, di sbarcare due milioni e mezzo di soldati, mezzo milione di veicoli, armi e rifornimenti a non finire.

Arromanches-les-Bains, sull sfondi i resti delle barriere frangiflutti a protezione di Port Winston [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Arromanches-les-Bains, sull sfondi i resti delle barriere frangiflutti a protezione di Port Winston [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Arromanches-les-Bains, sull sfondi i resti delle barriere frangiflutti a protezione di Port Winston [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Arromanches-les-Bains, sull sfondi i resti delle barriere frangiflutti a protezione di Port Winston [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Saliamo sulla falesia e seguiamo il sentiero costeggiando distese di campi di cereali appena sfalciati o assemblati in grosse balle cilindriche.

Lungo il sentiero della falaise [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Lungo il sentiero della falaise [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
In cammino tra oceano e coltivazioni di cereali in Calvados [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
In cammino tra oceano e coltivazioni di cereali in Calvados [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Improvvisamente compare dal nulla, sulla sommità della falesia, una batteria di difesa tedesca perfettamente conservata. Siamo arrivati a Longues-sur-Mer, area strategica del Vallo atlantico nel Calvados. Oggi è un’area musealizzata (aperta e gratuita) dove si possono osservare da vicino il posto di comando, il deposito d’armi e quattro casematte che ospitavano pezzi d’artiglieria da 150 mm.  A nulla valsero i bombardamenti aerei precedenti lo sbarco, le batterie vennero neutralizzate solo il 7 giugno grazie all’intervento dei cannoni delle navi da guerra britanniche.

Casamatta a Longues-sur-Mer [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Casamatta a Longues-sur-Mer [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
In occasione delle celebrazioni per il 75° anniversario del DDay, è stata allestita sul prato una mostra temporanea dedicata all’Archeologia dello Sbarco. Una serie di pannelli illustra le caratteristiche del Vallo atlantico, l’Atlantikwall del Terzo Reich, voluto da Hitler.

Longues-sur-Mer, mostra temporanea sull'archeologia dello Sbarco [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Longues-sur-Mer, mostra temporanea sull’archeologia dello Sbarco [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Realizzata dai tedeschi tra il 1942 e il 1944 con l’obiettivo di proteggere le zone occupate dagli sbarchi alleati, quest’imponente linea difensiva, ulteriormente fortificata in Normandia dal generale Erwin Rommel, era costituita da una barriera di migliaia di costruzioni militari lungo la costa tra la Spagna e la Norvegia. Fin dagli anni Settanta è nata la figura del “bunker-archéologue”, che si dedica a studiare e inventariare quello che oggi è divenuto patrimonio storico e culturale, spesso minacciato di sparizione a causa dell’erosione del litorale. Del Vallo non facevano parte solo batterie, casematte e bunker, ma anche strutture difensive e ostacoli collocati lungo le spiagge e nell’immediato entroterra: le barriere Cointet e i “ricci ciechi” (Czech hedgehog) per arginare l’avanzata dei carri armati, i picchetti sormontati da mine (noti come gli asparagi di Rommel), i tetraedi di cemento,  le barriere di filo spinato.

Longues-sur-Mer, barriere mobili del Vallo atlantico (immagine tratta da un pannello informativo della mostra temporanea sull'archeologia dello Sbarco)
Longues-sur-Mer, barriere mobili del Vallo atlantico (immagine tratta da un pannello informativo della mostra temporanea sull’archeologia dello Sbarco)

Prima di ripartire, ci fermiamo a osservare una foto storica veramente impressionante: migliaia di prigionieri tedeschi vengono parcheggiati in ampi recinti nei pressi delle spiagge prima di essere trasferiti in Gran Bretagna e Canada o essere utilizzati in operazioni di ricostruzione e sminatura.

Prigionieri tedeschi in attesa di smistamento a seguito della cattura durante la Guerra di Normandia (tratto da un pannello informativo della mostra temporanea sull'archeologia dello Sbarco, Longues-sur-Mer)
Prigionieri tedeschi in attesa di smistamento a seguito della cattura durante la Guerra di Normandia (tratto da un pannello informativo della mostra temporanea sull’archeologia dello Sbarco, Longues-sur-Mer)

Riprendiamo il cammino, il cielo è terso e il panorama sull’oceano bellissimo. Attraversiamo l’altura di Mont Castel fino a giungere in prossimità di Port-en-Bessin.

Mont Castel [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Mont Castel [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
La cittadina venne conquistata dagli Alleati, non senza grosse difficoltà e perdite, il 7 giugno 1944. Costituiva un obiettivo cruciale per consentire alle truppe britanniche di ricollegarsi ai contingenti americani sbarcati poco oltre a Omaha e per allestire un terminale per il rifornimento petrolifero.

Veduta di Port-en-Bessin [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Veduta di Port-en-Bessin [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Raggiungiamo il nostro albergo, depositiamo gli zaini e ci rifocilliamo presso il simpatico ristorante “La petite chaloupe”. Nonostante il gran caldo, nel pomeriggio facciamo quattro passi. Per ripararci dal sole cocente entriamo nella chiesetta di Saint’Andrea. All’ingresso ci accoglie un’acquasantiera ricavata da un’enorme conchiglia.

Port-en-Bessin, acquasantiera nella Chiesa di Sant'Andrea [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Port-en-Bessin, acquasantiera nella Chiesa di Sant’Andrea [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Alle pareti sono appesi modellini di imbarcazioni più o meno recenti fiancheggiati da ex voto in pietra ed elenchi dei periti e dispersi in mare. Si percepisce un’intensa devozione per la Vergine.

Port-en-Bessin, ex voto nella Chiesa di Sant'Andrea [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Port-en-Bessin, ex voto nella Chiesa di Sant’Andrea [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Tornando verso il porto, ci dirigiamo verso la spiaggetta sormontata da una torretta d’artiglieria secentesca.

Port-en-Bessin, nave da pesca all'uscita del porto [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Port-en-Bessin, nave da pesca all’uscita del porto [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Incredibile, la spiaggia non è fatta di sabbia o ciottoli, ma di migliaia di conchiglie di San Giacomo, intere o in frammenti. A tratti, spontaneamente, si sono posizionate di taglio e creano magici effetti col sopraggiungere delle onde.

Port-en-Bessin, la spiaggia delle conchiglie di San Giacomo [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Port-en-Bessin, la spiaggia delle conchiglie di San Giacomo [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Incuriositi ci documentiamo presso il locale ufficio turistico e una ragazza del luogo ci racconta che si tratta di una spiaggia artificiale, nata grazie all’usanza secolare dei pescatori di gettar qui le valve delle conchiglie.

Port-en-Bessin, la spiaggia delle conchiglie di San Giacomo [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Port-en-Bessin, la spiaggia delle conchiglie di San Giacomo [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Praticamente, la spiaggia è diventata una delle maggiori attrattive del piccolo porto di pesca, ma proprio quest’anno il Comune ha disposto, con gran rammarico dei pescatori, il divieto dello scarico delle conchiglie lamentando il fatto che la spiaggia sia diventata una discarica puzzolente, luogo di attrazione per animali in cerca di cibo. Per noi diventerà un ricordo indimenticabile.

La giornata è stata densa e ci meritiamo una bella cena in una delle brasserie del porticciolo. Per cena, i miei compagni di viaggio ne approfitteranno per gustare un piatto di ostriche, vera specialità di tutto il litorale.

Port-en-Bessin, piatto di ostriche [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
Port-en-Bessin, piatto di ostriche [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC ND]
[Maria Teresa Natale, travel designer]

Tappa percorsa il 24 luglio 2019.
Totale km percorsi: 13,14

Il diario di viaggio completo del Cammino dello sbarco in Normandia

Tappa 1: da Merville a Ouistreham
(Totale km percorsi: 15,80)

Tappa 2: da Ouistreham a Courseulles-sur-Mer
Totale km percorsi: 22,70

Tappa 3: da Courseulles-sur-Mer ad Arromanches-les-Bains
Totale km percorsi: 15,40

Tappa 4: da Arromanches-les-Bains a Port-en-Bessin-Huppain
Totale km percorsi: 13,14

Tappa 5: da Port-en-Bessin a Vierville-sur-Mer
Totale km percorsi: 15,20

Tappa 6: da Vierville-sur-Mer a Isigny-sur-Mer
Totale km percorsi: circa 29

Tappe 7-8: Isigny-sur-Mer, Saint-Mère-Eglise, Utah Beach
Totale km percorsi a piedi e in bicicletta: circa 45

Note per i camminatori che intendono percorrere il cammino dello Sbarco in Normandia

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