La Via di Francesco: da Rieti a Greccio

Quattro post per raccontare quattro tappe del Cammino di Francesco da Rieti a Collevecchio con qualche suggerimento e informazione per chi intende ripercorrerle. Il primo è dedicato a raccontarvi la nostra esperienza da Rieti a Greccio.

18 agosto. Partiamo da Roma, di domenica pomeriggio, siamo in due, Susanna e la scrivente. Prendiamo il bus Cotral alla Stazione Tiburtina (costo 4,5 euro a biglietto) e in 75 minuti giungiamo a Rieti, senza incontrare traffico alcuno. Lasciamo gli zaini all’Hotel Miramonti, comodo e centrale e facciamo quattro passi nella graziosa, pulita e ordinata cittadina.

Innanzitutto ci preoccupiamo di acquistare gli ingredienti per il pranzo al sacco del giorno dopo, alcuni residenti ci indicano il non lontano Centro commerciale Perseo, aperto anche di domenica pomeriggio, con un supermercato ben fornito.

Risaliamo in centro e ci fermiamo di fronte alla romanica Cattedrale di Santa Maria Assunta ampiamente rimaneggiata in epoca barocca e danneggiata nei secoli da importanti terremoti. All’interno, la cappella dedicata a Santa Barbara, la quarta a sinistra, è stata progettata addirittura dal grande Gian Lorenzo Bernini, mentre la cappella di Santa Caterina, terza a sinistra, è opera di Giuseppe Valadier. Da non perdere la cripta romanica al di sotto del transetto. Una delle colonne che sorreggono le campate è costituita da una pietra miliare dell’antica Via Salaria. Non risalite senza aver visto gli affreschi cinquecenteschi dell’abside raffiguranti l’Apostolo Pietro e San Giorgio che combatte con il drago.

Rieti, Cappella di Santa Barbara [Fonte: Wikimedia Commons]
Rieti, Cappella di Santa Barbara
In Piazza Mariano Vittori, a poca distanza dall’ingresso della cattedrale, troneggia la statua di San Francesco dello scultore Cristo Giordano Nicoletti accanto a quattro grosse pietre simboleggianti i quattro santuari della Custodia reatina: Greccio, Poggio Bustone, Fonte Colombo, La Foresta. L’allestimento attuale non rispecchia quello originario del 1926 realizzato in occasione del VII centenario della morte di San Francesco.

Rieti, le quattro pietre della Custodia reatina [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Rieti, le quattro pietre della Custodia reatina
Poco oltre, imponente, troneggia il Palazzo vescovile che nel XII secolo fu addirittura sede papale. Qui tra gli altri, risiedette anche Bonifacio VIII che a seguito di un terremoto fece erigere il grosso arco che scavalca Via Cintia, mentre all’epoca della Repubblica Romana Garibaldi fece requisire il palazzo per adibirlo a dormitorio dei suoi fidi e anticlericali garibaldini che per sfregio imbrattarono le pareti con oscenità. In epoca fascista, grazie all’intervento dell’ispettore ai monumenti Francesco Palmegiani, il palazzo venne restaurato ripristinando l’aspetto medievale originario.  

Continuiamo a esplorare la città un po’ a caso e finiamo a Piazza San Rufo, che la targa stradale definisce Centro d’Italia. Un’antichissima tradizione di epoca romana soleva collocare proprio a Rieti, l’antica Reate, l’umbilicus Italiae, difficile a dirsi se in senso geometrico o simbolico. 

Rieti, lapide in Piazza San Rufo [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Rieti, lapide in Piazza San Rufo
Sulla parete di un edificio venne murata nel 1950 una lapide con la scritta “Centro d’Italia” in venti lingue in sostituzione di una pietra con incisa la frase “Medium Totius Italiae”, rubata e mai più ritrovata. 

Al centro della piazza, campeggia invece la cosiddetta “caciotta”, un’enorme base di colonna in travertino che rimanda all’ombelico italiano, progettata nel 1998 da due architetti georgiani.

Rieti, la Caciotta [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Rieti, la Caciotta
Non lasciate la piazzetta senza aver sorseggiato l’acqua fresca, gustosa e veramente dissetante della fontanella accanto alla trattoria Locanda del carro.

Si è fatta ora di cena e decidiamo di fermarci a mangiare proprio qui. Prendiamo posto all’estremità della veranda esterna, da cui possiamo allungare una mano per riempire il bicchiere alla fontanella di cui sopra.

Selezioniamo dal menu due primi veramente gustosi, i girasoli con pere e gorgonzola e le fregnacce alla sabinese, una sorta di maltagliati conditi con pomodoro, funghi, olive nere e melanzane, accompagnati da due calici di vino rosso della casa.

Dopo una notte di riposo, partiamo per la prima, impegnativa tappa di 23,5 km alle 7,30. Accendiamo il nostro lettore GPS, imbocchiamo Via Roma e in pochi minuti raggiungiamo il Velino, uno dei più importanti fiumi del Lazio che in epoca romana, prima che nel 271 a.C. il console Mario Curio Dentato realizzasse importanti opere idrauliche, impaludava tutta la piana reatina.  

Rieti, il fiume Velino [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Rieti, il fiume Velino
Costeggiamo il fiume per un bel tratto, superiamo la Centrale del Latte, alcuni capannoni decorati con graffiti insignificanti, un’edicola con una Madonna del Divino Amore dal mantello di un colore inconsueto e proseguiamo lungo la pista ciclabile. 

Rieti, Edicola con la Madonna del Divino Amore [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Rieti, Edicola con la Madonna del Divino Amore
Rieti, pista ciclabile [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Rieti, pista ciclabile

Continuiamo a fiancheggiare il Velino fino a incontrare, senza attraversarlo, il Ponte Andrea Milardi. Non possiamo non ricordare lo stimatissimo dirigente sportivo e allenatore di atletica leggera scomparso nel 2016, che fondò l’Atletica studentesca Ca.ri.ri. e che ha portato a grandi successi numerosissimi atleti italiani. 

Rieti, Ponte Andrea Milardi [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Rieti, Ponte Andrea Milardi
Abbandoniamo la ciclabile e pieghiamo a sinistra lungo una stradina di campagna, con un occhio alle tracce GPS, con l’altro ai segni giallo-azzurri che identificano il Cammino di Francesco. 

Monte Rainiero, Fons colombarum [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Monte Rainiero, Fons colombarum
In breve tempo raggiungiamo il Santuario chiamato appunto di Fontecolombo dove Francesco, ospite dei monaci di Farfa, era solito venire per pregare.

Santuario di Fontecolombo [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Santuario di Fontecolombo
Chiediamo a uno dei frati di timbrarci il nostro diario di viaggio e, poggiati gli zaini, visitiamo questo luogo così suggestivo. Qui Francesco, nel 1223, si dedicò alla stesura definitiva della Regola dei Frati minori approvata da papa Onorio III due anni dopo, una copia ingrandita della quale è appesa nella chiesa del santuario dedicata a S. Francesco e a S. Bernardino da Siena.  

Santuario di Fontecolombo, copia della Regola dei Frati Minori [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Santuario di Fontecolombo, copia della Regola dei Frati Minori
Imbocchiamo un sentiero a ciottoli sul lato sinistro e da una finestrella scorgiamo l’ossario dei frati sepolti sotto la chiesa nel corso dei secoli. 

Santuario di Fontecolombo, ossario [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]

Non lontano, nella Cappella della Maddalena già esistente al tempo di Francesco, vicino alla finestra di sinistra, si conserva il Tau attribuito a Francesco che riconosceva in questo simbolo biblico di redenzione la Croce di Cristo.

Santuario di Fontecolombo, Cappella della Madalena [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA] Santuario di Fontecolombo, Cappella della Madalena [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Santuario di Fontecolombo, Cappella della Madalena [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA] Santuario di Fontecolombo, Cappella della Madalena [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]

Poco oltre una scaletta conduce a una fenditura nella roccia corrispondente allo speco dove Francesco era solito pregare e meditare in solitudine. Proprio qui a Fontecolombo, sempre più sofferente per una grave infezione agli occhi Frate Elia lo convinse a sottoporsi al cauterio, un ferro rovente che doveva arginare l’infezione e secondo Tommaso da Celano …….

Qui è anche la Grotta di Frate Leone, il sacerdote confessore di Francesco negli ultimi anni della sua vita.

Per chi fosse interessato, a Fonte Colombo è possibile dormire, qui le informazioni.

Da Fonte Colombo ci incamminiamo in discesa in direzione di Piani Sant’Elia, frazioncina del borgo di Sant’Elia.

Lungo il cammino, accanto ad una casa, incontriamo una giovane straniera che ha quaranta gatti e un cane. Ci racconta che quando il cane esce in passeggiata i gatti lo seguono in processione e lo difendono…

Piani Sant'Elia [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Piani Sant’Elia
A valle, un’infilata di poster informa che in questi giorni sono in corso i festeggiamenti in onore di Maria Regina delle Famiglie con un programma religioso che prevede messe, rosari, la tradizionale processione e un programma laico con torneo di briscola, commedia in vernacolo reatino, serate danzanti con i big di zona e stand gastronomici.  

Piani Sant'Elia [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Piani Sant’Elia

Proseguiamo il cammino imboccando una stradina a destra della provinciale oltre la ferrovia, fiancheggiata da campi di girasoli e coltivazioni di ortaggi e costeggiamo la stazioncina ferroviaria di Poggio Fidoni.

Poggio Fidoni [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA] Poggio Fidoni [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA] Poggio Fidoni [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]

Una lunga salita sotto un sole cocente termina finalmente nel borgo antico di Contigliano dove ci concediamo una meritata sosta panino sugli scalini della barocca Collegiata di San Michele Arcangelo, progettata niente meno che dal romano Giovanni Antonio De Rossi.

Il borgo di Contigliano [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Il borgo di Contigliano
Ci farebbe piacere visitare la cripta, accanto alla Porta de’ Santi, ma purtroppo la troviamo chiusa. Con un clima appena più mite, senz’altro avremmo dedicato più tempo all’esplorazione del borgo circondato da mura e ricco di viuzze fiancheggiate da austeri palazzi cinque e seicenteschi. Peccato che il piazzale della Collegiata sia utilizzato come parcheggio.

Contigliano, Chiesa di San Michele Arcangelo [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Contigliano, Chiesa di San Michele Arcangelo
Dopo un caffè ristoratore nel bar la Pergola a Contigliano nuova, affrontiamo gli ultimi sei chilometri in salita, all’ombra, lungo un sentiero tra querce e faggi. All’altezza di Madonna del Piano incontriamo un fontanile di acqua non potabile che una targa afferma esser stato realizzato dalla contessa Vincenti nel 1884.

Madonna del Piano, fontanile [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Madonna del Piano, fontanile
Madonna del Piano, targa [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Madonna del Piano, targa

Proseguendo fiancheggiamo la medievale e imponente Abbazia cistercense di S. Pastore, privatizzata e trasformata in residenza d’epoca e location per eventi. 

Verso l'abbazia di San Pastore [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Verso l’abbazia di San Pastore
Abbazia di San Pastore [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Abbazia di San Pastore

Alle 16,30 terminiamo la tappa a Greccio. Lasciati gli zaini all’accogliente Hotel La Fonte, in posizione strategica sulla piazza principale, facciamo due passi nel borgo, considerato tra i più belli d’Italia e gemellato con Betlemme. Troneggia sulla piazza, in cima a una scenografica scalinata, la Chiesa di San Michele Arcangelo con il campanile che un tempo costituiva la torre principale del paese. 

Il borgo di Greccio [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Il borgo di Greccio
Le campane suonano immancabilmente all’ora intera, ai quarti, alle mezz’ore e ai tre quarti da mane a sera, arrestandosi solo di notte.

Il paese è semidisabitato e non ci sono che pochi servizi, nonostante sia agosto. Non ce lo aspettavamo assolutamente. Veniamo a sapere che si anima solo a dicembre in occasione del tradizionale mercatino. In piazza c’è il Bar del Passeggero, un dispensario farmaceutico stagionale, naturalmente chiuso, che consegna le medicine ai quaranta residenti solo su ordinazione, come il piccolo alimentari di Piero, romano e trapiantato a Greccio da sei anni, dove riusciamo a farci fare giusto due panini con la mortadella per il giorno dopo.

Greccio, alimentari in piazza [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Greccio, alimentari in piazza
Decidiamo di cenare al Nido del Corvo, simpatico ristorante dall’arredo eccentrico e un po’ kitsch con pennuti di metallo, angeli di pietra, e una bellissima vista sulla valle reatina.

Greccio, vista sulla valle reatina [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Greccio, vista sulla valle reatina
Il cameriere ci propone vino rosso della casa, crostini caldi con lardo di Colonnata, anelloni ai fiori di zucca e fruttini di gelato, tra cui una noce, un’arachide, una fragola, una prugna, un mandarino cinese, un’albicocca. Assolutamente raccomandabile per qualità di cibo e prezzi.

Greccio, cena al Nido del Corvo [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Greccio, cena al Nido del Corvo
[Maria Teresa Natale, travel designer e guida turistica, 18-19 agosto 2019] 

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