La Via di Francesco: da Stroncone a Calvi nell’Umbria

Terzo dei quattro post per raccontare quattro tappe del Cammino di Francesco da Rieti a Collevecchio con qualche suggerimento e informazione per chi intende ripercorrerle.

21 agosto. Terzo giorno del nostro cammino lungo la Via di Francesco, una tappa piuttosto lunga e molto faticosa da Stroncone a Calvi nell’Umbria.

In questa tappa il nostro cammino si interseca, provocando talvolta qualche difficoltà di orientamento, con il Cammino dei protomartiri francescani (contrassegnato da un pellegrino stilizzato di colore azzurro), il Sentiero dello Spirito d’amore (contrassegnato da un cuore), i sentieri del CAI… Noi cerchiamo sempre di seguire il Tau giallo.

Ci mettiamo in marcia alle sette e un quarto da Vocabolo Picciòlo, a valle del borgo antico di Stroncone e in pochi minuti raggiungiamo il Convento di San Francesco, secondo alcuni fondato dopo la morte di Francesco, secondo altri fondato dal santo nel 1213 in occasione di una sua visita a Stroncone, proprio nel luogo in cui si trovava un’edicola mariana cui la popolazione era molto affezionata. Ad ogni modo il convento che noi vediamo all’esterno delle mura della città risale al XIII secolo. Intitolato al santo solo nel 1550, all’inizio era dedicato alla Madonna Assunta. Al Convento era annessa una preziosa biblioteca, considerata una delle maggiori raccolte francescane in Umbria.

Stroncone, il Convento di San Francesco [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Stroncone, il Convento di San Francesco [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Ci attardiamo nella visita dell’interno della chiesa. La cappella dedicata a San Diego custodisce l’urna con il corpo incorrotto del Beato Antonio Vici, copatrono di Stroncone assieme a San Michele Arcangelo. Tra le opere più belle presenti in chiesa, ci colpisce l’affresco della Madonna in trono col Gesù lattante che stringe un cartiglio con la scritta Ego sum lux mundi; in alto due angeli, alla sua sinistra San Francesco.

Stroncone, il Convento di San Francesco, Madonna in trono col Gesù lattante [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Stroncone, il Convento di San Francesco, Madonna in trono col Gesù lattante
Già di prima mattina la temperatura è molto alta. Lasciamo il convento e imbocchiamo alcune vie secondarie, poco battute. Improvvisamente sentiamo un rumore di zoccoli in avvicinamento, ci arrestiamo con i sensi all’erta, un branco di cinghiali attraversa la strada in gran fretta a un centinaio di metri da noi. La scena è stata talmente veloce che non abbiamo avuto tempo di avere paura.

Da Stroncone a Coppe [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Da Stroncone a Coppe
Chilometro dopo chilometro, tra salite e discese poco impegnative, attraversiamo la frazione di Coppe, scrutiamo dal basso il borghetto di Aguzzo, attraversiamo Le Ville dove alcuni operai ci suggeriscono di rimpinguare le borracce a una vecchia fonte dalla quale scorga un’acqua meravigliosamente fresca e dissetante.

Le Ville, fonte di acqua potabile [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Le Ville, fonte di acqua potabile
Poco dopo inizia una lunga erta sassosa che a causa della forte pendenza e del gran caldo ci toglie il fiato e ci costringe a camminare molto lentamente e con numerose soste. Per di più una segnaletica non sempre collocata nei punti strategici rende spesso necessario verificare le tracce con il GPS. Il bosco è molto fitto e perfino la traccia talvolta diviene imprecisa e ci costringe a dei dietrofront.

Timbro del Convento francescano del Sacro Speco [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]

Raggiungiamo infine il Convento francescano del Sacro Speco, la fatica non è stata inutile, il sito è collocato in un luogo incantevole e ricco di spiritualità, qui Francesco giunse nel 1213 assieme a pochi compagni dopo esser partito da Narni. Il cuore del Santuario, tra gli elci, è in cima a una scalinata monumentale che conduce a uno dei luoghi più mistici dell’intero cammino con lo Speco del Santo, l’oratorio, la celletta dove riposò Francesco infermo, la colonna da cui, secondo la tradizione, un angelo cercava di allietarlo suonando la cetra, il castagno monumentale che germogliò dal bastone piantato dal poverello, la grotta di San Bernardino…

Santuario del Convento francescano del Sacro Speco [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Convento francescano del Sacro Speco
A valle della scalinata monumentale tre frati fratelli gestiscono l’eremo che si sviluppa intorno a un bel chiostro rettangolare: da qui si accede al medievale Oratorio di San Silvestro, al pozzo del miracolo (così chiamato perché tradizione vuole che Francesco vi attinse l’acqua che si tramutò vino) al quattrocentesco refettorio di San Bernardino dove la comunità dei frati si riuniva per consumare i frugali pasti.

Convento francescano del Sacro Speco [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Convento francescano del Sacro Speco
Dall’esterno si accede alla chiesa cinque-secentesca con un bel crocifisso ligneo del XVI secolo. Nel coretto retrostante l’altare i frati pregano in compagnia di alcuni fedeli.

Il luogo è talmente bello e pieno di pace che ne approfittiamo per riposarci e fare uno spuntino, mentre due deliziosi cagnolini riposano ai nostri piedi.

Due cani in riposto presso il Convento francescano del Sacro Speco [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Due cani in riposto presso il Convento francescano del Sacro Speco
Non dobbiamo nemmeno scomodare i frati per il timbro, comodamente reso disponibile ai viandanti su una mensolina all’ingresso del santuario.

Convento francescano del Sacro Speco, timbro per i pellegrini [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Convento francescano del Sacro Speco, timbro per i pellegrini
Dopo un meritato riposo, siamo pronte per ripartire. Imbracciamo gli zaini e riprendiamo a salire fino a quando non arriviamo a un grande spiazzo con una panchina e dei cartelloni informativi. Scopriamo che questo luogo si chiama “Il Bivacco”, a 818 metri di altezza s.l.m., un ottimo punto per una breve sosta e per gustare qualche mora dai numerosi rovi che ci circondano.

Il Bivacco [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Il Bivacco
Proseguiamo seguendo i segnali per Calvi nell’Umbria, tutt’a un tratto li perdiamo, come sempre ricorriamo alle preziose tracce GPS per ritrovare il cammino. Procediamo per qualche altro centinaio di metri fino a quando il sentiero non si immette in una vecchia carrozzabile che purtroppo è stata asfaltata, chissà perché dal momento che non vi è traccia di traffico. Camminiamo in discesa per sette faticosissimi chilometri massacrandoci le ginocchia sull’asfalto. A destra e a sinistra una recinzione infinita ci rende impenetrabile il fitto bosco, sfruttato per l’allevamento di cani di gruppo C. A un paio di chilometri da Calvi incontriamo una segheria e ci chiediamo perché almeno fin lì non sia stata conservata la strada bianca, in un territorio che promuove l’escursionismo e i cammini.

Ci ripromettiamo di individuare in futuro eventuali alternative al tratto finale di questa tappa che ci fa arrivare a Calvi nell’Umbria completamente distrutte, con l’unico desiderio di accasciarci e liberare i piedi dagli scarponcini. Fa al caso nostro il Bar Pandolfi, a pochi metri dalla piazza principale del paese dove beviamo qualcosa di fresco. Quattro vecchietti giocano a carte all’esterno.

Per fortuna l’alloggio è vicino, il B&B La Piazza, che propone comode camere in un palazzo che si affaccia proprio sulla piazza Giuseppe Mazzini.

Calvi nell'Umbria, Piazza Giuseppe Mazzini [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Calvi nell’Umbria, Piazza Giuseppe Mazzini
Prima di cena facciamo quattro passi nel borgo, troviamo purtroppo già chiusa la chiesa matrice, S. Maria Assunta, nei pressi di Porta Ternana.

il monumento ai caduti ricorda che Calvi dell’Umbria ha perso molti concittadini in ambedue le guerre.

Calvi nell'Umbria, Monumento ai Caduti [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Calvi nell’Umbria, Monumento ai Caduti
Una targa rimanda all’efferata strage del 12 aprile 1944 quando, durante la ritirata dei tedeschi verso il nord Italia, 13 cittadini vennero arrestati su indicazione di un colonnello fascista della Guardia repubblicana, Giunio Faustini, e fucilati il giorno dopo nella piazza del paese dalle SS tedesche senza aver diritto ad alcun processo.

Nei pressi un cartello indica Forno, superiamo un cancello, ma di forni non vi è traccia alcuna. Dei passanti ci dicono che il locale viene ripristinato solo in occasione delle feste di paese.

Calvi nell'Umbria, portatorce per le feste di paese [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Calvi nell’Umbria, portatorce per le feste di paese
Calvi nell’Umbria vanta anche la presenza di numerosi murales sparsi per tutto il paese, realizzati nel corso degli anni da artisti di fama nazionale e internazionale, purtroppo però la maggior parte di essi versa in pessimo stato di conservazione e necessiterebbe di un accurato restauro.

Calvi nell'Umbria [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]
Calvi nell’Umbria
La stanchezza continua a farsi sentire e decidiamo di cenare presto. Optiamo per il ristorante “Il mandorlo”, poco oltre una bella e moderna farmacia, e gustiamo al tramonto gnocchi di farro al pesto di rucola, noci e ricotta e maltagliati integrali al pesto di zucchine e mandorle.

Gnocchi di farro al pesto di rucola [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA] Maltagliati al pesto di zucchine con mardorle [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]

Il personale è gentilissimo e ci complimentiamo per la creatività nel proporre il menu appeso a una cassetta della frutta.

Il menu del Mandorlo [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA] Diario di viaggio [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY NC SA]

[Maria Teresa Natale, travel designer e guida turistica, 21 agosto 2019] 

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