Selezioni di risorse digitali sul Ferragosto

In questa pagina proponiamo una raccolta di risorse digitali sul Ferragosto e sulla Festa dell’Assunta (canzoni, spezzoni cinematografici, brani letterari, opere d’arte). Se avete un po’ di tempo a disposizione, dedicatelo a quest’interessante “passeggiata virtuale”.

Al tema abbiamo dedicato anche l’articolo 15 agosto: Ferragosto, Festa dell’Assunta: origine e storia di una festa tanto popolare.

Musica

(A1) Ruggero Leoncavallo, Oh, che bel sole di mezz’agosto!, in I Pagliacci,  1892

(A2) Quartetto Cetra, Agosto in Bikini, 1960

(A3) Gianni Morandi, Notte di Ferragosto, Cantagiro 1966

(A4) Orchestra Mirko Casadei, Sogno di Ferragosto, 1985

Cinema e videodocumenti

(B1) Istituto Luce, I treni popolari Roma-Napoli-Pompei

(B2) Istituto Luce, Proclamazione Dogma Assunzione

(B3) Treno popolare, 1933, regia di Raffaello Matarazzo. 

(B4) Ferragosto in bikini, 1961, Regia di Marino Girolami
https://www.youtube.com/watch?v=ERm2WmPON1E

(B5) Il sorpasso, 1962, regia di Dino Risi

(B6) Ventesimo Ferragosto, episodio de Le Donne Balorde, 1970, regia di Giacomo Colli

Disponibile solo su RaiPlay – https://www.raiplay.it/programmi/ledonnebalorde

(B7) L’ascensore, terzo episodio di Quelle strane occasioni, film commedia in tre episodi del 1976. Epidisodio diretto da Luigi Comencini (da minuto 1 minuto a minuto 2,20)


(B8) Il giorno dell’Assunta, 1977, regia di Nino Russo

(B9) Un sacco bello, 1980, regia di Carlo Verdone

(B10) Pranzo di ferragosto, 2008, regia di Gianni Di Gregorio

(B11) TG3. Nanni Moretti in Vespa a Ferragosto

Letteratura

(C1) CAMILLERI Andrea, Notte di Ferragosto, in Ferragosto in giallo, Milano: Sellerio, 2013

Da anni e anni oramà a Vigàta si era pigliata l’usanza che la notti di Ferrausto, quella tra il quattordici e il quindici, chiossà di mezzo paìsi scasasse per annare a passare la sirata nella pilaja.
Era ‘na speci di migrazioni momintania, Vigàta ristava diserta, propietari ‘nni addivintavano cani e gatti, i latri di case non si pirdivano l’occasioni e s’arricampavano macari dai paisi vicini. Evidentementi si erano passati la parola.
La prima ondata di genti che s’appristintava appena che il soli accinnava a calare, era formata da ‘ntere famiglie comprinnenti tri o quattro ginirazioni, dai catanonni quasi cininari ai lattanti. […]
E ogni famiglia si portava appresso, a parti littini e seggie per i cchiù anziani e carrozzine per i cchiù picciriddi, le immancabili e grannissime lanne di cuddrironi accattate nei meglio fornai di Vigàta. che potivano essiri macari tri o quattro a secunna del nummaro dei componenti o della loro voracità, rotoli di sosizza e il rilativo attrezzo nicissario per arrostirla, attrezzo che variava dal semprici e poviro fornello di ferro a carbonella a ricche e sparluccicanti pparecchiature per il rosbif. […]
Se un forastiero fusse capitato nei paraggi e avissi respirato quell’aria, sarebbi ristato a digiuno per ‘na simanata, tanto si sarebbi sintuto saziato. […]
Po’ passata la mezza, arrivava la secunna ondata. Che era formata tutta di giovani. Questa non era vucciuliera come la prima e i sò attrezzi non erano di cucina. Qualichi coperta, radioni e chitarre.
I picciotti e le picciotte arrivavano a gruppi ma squasi subito si scindevano in coppie che si pirdivano, già strittamenti abbrazzate, nell’accoglienti scurità. […]
Quanno spuntava il primo soli, supra alla ‘ntera pilaja non c’era cchiù nisciuno Ristava la lordura, buttiglie vacanti, scatole, sacchetti, preservativi, siringhe, pezzi di sosizza e di cuddrironi che vinivani avidamenti mangiati dai cani randagi. […]
Montalbano, l’anno passato, capita l’antifona, aviva agguantato la machina e sinni era ghiuto a mangiari a Fiacca, pigliannosilla commoda. E ancora cchiù comoda se l’era pigliata al ritorno, in modo d’attrovarisi a Marinella quann’era subentrata la secunna ondata che almeno gli consintiva di dormiri.

(C2) MORANTE Elsa, La Storia, Milano, Einaudi, 1974

Il giorno di ferragosto, mentre Davide si trovava ancora nel Nord, quaggiù da noi ci fu un delitto, al Portuense. Santina, l’anziana passeggiatrice, fu assassinata dal suo magnaccia. Lui stesso, poche ore dopo, si costituì alla polizia.
Davide non ne seppe nulla, poiché si occupò si farglielo sapere (la sua avventura saltuaria con colei era stata quasi clandestina) e in quel periodo lui non guardava nemmeno i giornali. E’ probabile, del resto, che i giornali del Nord non riportassero nessun cenno della notizia. Questa apparve sui giornali di Roma,  c’era pure la foto di lei e quella dell’assassino. La foto di Samina era di data non recente; ma, anche se più fresca e piena, e meno brutta di adesso, già la sua faccia vi mostrava quella rassegnazione opaca, di animale da macello, che oggi, a riguardarla, pareva il segno di una predestinazione.

(C3) MORAVIA Alberto, Scherzi di Ferragosto, in Racconti romani, Milano, Bompiani, 1954

Tutto mi andava male quell’estate e, come venne Ferragosto, mi trovai a Roma senza amici, senza donne, senza parenti, solo. Il negozio dove ero commesso era chiuso per le ferie, altrimenti, dalla disperazione, pur di trovare compagnia, mi sarei perfino rassegnato a vendere i saldi estivi, mutande, calze, camicie, tutta roba andante. Così, quella mattina del quindici, quando Torello mi venne a strombettare sotto la finestra e poi mi invitò a andare con lui a Fregene, pensai: “È antipatico, anzi è odioso… ma meglio lui che nessuno” e accettai di buon grado.
Torello era un giovanotto atticciato, massiccio come una pagnotta, con la faccia livida tutta protesa in avanti in atto di arroganza, con gli occhi a fior di pelle, duri e stupidi, da far venire voglia di bucarli con uno spillo. Mi era antipatico, come ho detto, ma forse ero il solo a trovarlo antipatico; in generale riusciva simpatico, e le donne, poi, per lui se ne morivano. Era sempre pieno di soldi, perché aveva un garage bene avviato, e così all’insolenza naturale aggiungeva quella dei quattrini. Ma, pazienza l’arroganza; io, Torello, l’avevo sulle corna per un altro motivo: perché diceva e faceva sempre la cosa sbagliata. Era stonato, senza rimedio, sempre inopportuno, sempre offensivo, sempre indisponente. Ci stareste voi a sentire un cantante che sbaglia tutte le note? No, e magari lo paghereste perché stia zitto. Questo era l’effetto che mi faceva Torello. Mi scorticava i nervi e, siccome ho un buon carattere e voglio andar d’accordo con tutti e con lui proprio non mi riusciva di andar d’accordo, l’evitavo più che potevo. Ma quel Ferragosto non l’evitai e feci male.

(C4) PASOLINI, Pier Paolo, Lettere luterane, Torino, Einaudi, 1976
L’Italia – e non solo l’Italia del Palazzo e del potere – è un Paese ridicolo e sinistro: i suoi potenti sono delle maschere comiche, vagamente imbrattate di sangue: «contaminazioni» tra Molière e il Grand Guignol. Ma i cittadini italiani non sono da meno. Li ho visti, li ho visti in folla a Ferragosto. Erano l’immagine della frenesia più insolente. Ponevano un tale impegno nel divertirsi a tutti i costi, che parevano in uno stato di «raptus»: era difficile non considerarli spregevoli o comunque colpevolmente incoscienti.

(C5) RODARI, Gianni, Ferragosto, in: Filastrocche in cielo e in terra, Milano, Nuova Fonit Cetra, 1998

Filastrocca vola e va
dal bambino rimasto in città.
Chi va al mare ha vita serena
e fa i castelli con la rena,
chi va ai monti fa le scalate
e prende la doccia alle cascate…
E chi quattrini non ne ha?
Solo, solo resta in città:
si sdrai al sole sul marciapide,
se non c’è un vigile che lo vede,
e i suoi battelli sottomarini
fanno vela nei tombini.
Quando divento Presidente
faccio un decreto a tutta la gente;
“Ordinanza numero uno:
in città non resta nessuno;
ordinanza che viene poi,
tutti al mare, paghiamo noi,
inoltre le Alpi e gli Appennini
sono donati a tutti i bambini.
Chi non rispetta il decretato
va in prigione difilato.

Arte

(D1) Pietro Cavallini, La dormizione della Vergine (1291), Basilica di Santa Maria in Trastevere

(D2) Jacopo Torriti, La dormizione della Vergine (1295-1296), Basilica di Santa Maria Maggiore

(D3) Tarquinia, Tomba dell’Orco, IV-II secolo a.C.

(D4) Caravaggio, La morte della Vergine (1604-1606), Parigi, Louvre

(D5) Anonimo, disegno dell’affresco di Pietro Perugino, Assunta, circa 1480, Cappella Sistina (perduta)

(D6) Giulio Romano e Giovan Francesco Penni, L’incoronazione della Vergine cd. Madonna di Monteluce (1505-1525), Pinacoteca Vaticana

(D7) Benozzo Gozzoli, Madonna della Cintola (1450), Pinacoteca Vaticana

(D8) Pinturicchio, Assunzione (con l’incredulo Tommaso), 1484-1492, Roma: Basilica di Santa Maria del Popolo, Cappella Basso della Rovere

(D9) Raffaello Sanzio, L’Incoronazione della Vergine o Pala Oddi (1502), Pinacoteca Vaticana

(D10) Varia di Palmi

 

2 comments

  1. Gita interessante che come un viaggio nel tempo ci ha fatto attraversare la storia con il tema del ferragosto per scoprire che sono cambiati i calendari, le ricette, le canzoni, i film, le auto ma non i romani (gli italiani più in generale).

  2. Ogni cosa è stata meravigliosa:camminare,ascoltare,vedere,conoscere…..

    il link ricevuto mi ha fatto rivivere momenti e ricordi attraverso la musica, parole,

    storia ,religione, ……ho ricevute fatti e notizie alcune già conosciute, altre

    totalmente nuove.

    Grazie Maria Teresa,

    Con stima un cordiale saluto.

    nuove.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.