Roma: serendipiwalk a Ostiense

Pubblichiamo i risultati del Serendipiwalk tenuto il 1 dicembre 2018 nella zona di Tor Marancia a Roma e organizzato dall’Associazione culturale GoTellGo nell’ambito delle iniziative finanziate dal bando “Cult! L’Ottava Meraviglia” del Municipio Roma VIII.

Serendipiwalkers a Piazzale Ostiense [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA]
Serendipiwalkers a Piazzale Ostiense [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA]
Alla passeggiata hanno partecipato residenti e non residenti (liberi professionisti, impiegati, pensionati, insegnanti, ricercatori) del Municipio, financo dal Regno Unito, che hanno contribuito con la loro esperienza all’elaborazione dei risultati che qui riportiamo e che costituiscono gli ingredienti di una mappa di comunità.

Serendipimap del quartiere Ostiense [Foto: Associazione culturale GoTellGo, CC BY SA]
Nella mappa iniziale sono riportati i punti d’interesse presso i quali ci siamo soffermati e una serie di immagini utilizzate nel corso del workshop.

Per ogni punto d’interesse, è riportata una breve descrizione che integra alcuni contributi dei partecipanti. Segue, virgolettata, una serie di commenti particolarmente significativi.

Alcuni grafici sintetizzano le sensazioni provate dai partecipanti durante il percorso.

STAZIONE ROMA-LIDO [1]
“Da qui si va al mare di Roma.”
“Ricordi di vita, partenze per il mare, metro per EUR.”
“Valorizzare, valorizzare, valorizzare, davvero interessante.”
“Com’era gradevole lo stile dell’epoca rispetto a tanta bruttezza successiva. Una costruzione piacevolmente arricchita di dettagli, dipinti e simili, riesce a superare l’invecchiamento molto meglio di anonime costruzioni lineari e basta.”
“Tutto l’androne della ferrovia Roma-Lido dev’essere valorizzato.”
“Mi ricordo quando da bambina prendevo il trenino con le mie sorelle per andare al mare.”
“Negli affreschi promesse di divertimento. La polverosa scritta “biglietteria” messa sul legno ricordo di una robusta tradizione di decoro e ornamento.”
“Sembra di fare un salto nel passato con alcuni elementi originali di arredo (sembra la stazione di Harry Potter). Le raffigurazioni di pesci e polipi su mosaici fanno venire in mente tante cose buone da mangiare!”
“Bellissima stazione da valorizzare.”

“Bell’esempio di architettura.”
“Le decorazioni della stazione fanno immaginare la vicinanza con il lido di Roma.”

I serendipiwalkers nella Stazione Roma-Lido [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC Y SA]
I serendipiwalkers nella Stazione Roma-Lido [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC Y SA]
Ha quasi cent’anni, che potrebbero essere portati meglio se solo la si “valorizzasse pulendola meglio, evidenziando il travertino“: l’opera di Marcello Piacentini, capolinea della Roma-Lido, rappresenta per i romani uno “spazio aperto, senza confini, ricco di rumori e suoni diversi.”
Oltre alla facciata che catapulta in altre epoche, anche i dettagli più marginali, come la scritta “biglietteria”, rimandano a uno stile familiare e gradevole, più caldo delle targhe in plastica delle stazioni moderne. In mezzo a una geometria prettamente razionalista e a foto storiche campeggiano le decorazioni a tema marino, perlopiù pesci e polipi dai contorni rotondi, frutto del pennello di Rosso.
Luogo di ricordi, “crocevia di incontri e passaggi,” la stazione grida evasione: il mare è vicino, soltanto un binario più in là.

PORTA SAN PAOLO [2]
“Memoria storica inesauribile in mezzo al traffico.”
“Onore di Roma.”
“Magari ci passiamo davanti tutti i giorni a monumenti di questo tipo e di queste epoche ma ci rendiamo veramente conto della ricchezza che abbiamo a portata di mano?”
“Ben valorizzata.”
“Stupenda.”
“Uno dei luoghi più belli di Roma.”
“Mi è tornata in mente una foto vista di recente nella mostra sulle mura dell’Ara Pacis in cui la Piramide e le mura spiccano con campagna da una parte all’altra.”

Porta San Paolo [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC Y SA]
Era il settembre del ’43 e mentre tutta Italia cadeva, stremata, sotto l’avanzare dell’esercito di occupazione nazista, Roma viveva a Porta San Paolo un ultimo sprazzo di fierezza: incuranti della schiacciante inferiorità numerica, uomini, adolescenti e studentesse ingaggiarono una strenua resistenza all’invasore, diventata poi uno dei classici racconti tramandati di generazione in generazione fra le mura della capitale.
Qui, tangibile, fra i fornici in travertino risalenti ad epoca romana, c’è un pezzo di storia, uno spicchio di identità.

LA PRINCIPESSA SUL MURO [3]
“Misterioso ed elegante.”
“Mi piacerebbe conoscere la storia dell’artista e della falegnameria.”
“Perfetto esempio di intervento positivo.”
“E’ una via di architetture industriali, lungo le cui pareti sono raccontate storie di personaggi e principesse.”

Murale di Herbert Baglione in Via delle Conce [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC Y SA]
Murale di Herbert Baglione in Via delle Conce [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC Y SA]
Forme spigolose, minimaliste, colori base: così Herbert Baglione, writer brasiliano, sceglie di rappresentare sul muro esterno della storica falegnameria Blasi in Via delle Conce i suoi soggetti immersi nel caos del mondo moderno. Lo sfondo è nero, i protagonisti della scena sono esili figure con i corpi immersi in un oceano grigio e la testa avvolta in un vortice di pensieri. Le inquietanti figure, alcune prive di volto, sembrano rappresentare il grigiore della vita umana. Nel 2012, in occasione del concorso “Mamma Roma e i suoi quartieri” un giovane regista realizzò un cortometraggio i cui protagonisti erano alcuni personaggi di quest’opera oltre a quelli rappresentati in altri murali della zona.

All’opposto, a farla da padrone è il mega stencil di Sten e Lex, realizzato quando l’edificio ospitava il Rising Love.

Sottopasso di Via delle Conce [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC Y SA]
Sottopasso di Via delle Conce [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC Y SA]
SOTTOPASSO [4]
“Un labirinto psicanalitico, un luogo per esprimere pensieri.”
“Un posto brutto reso bello dalla street art.”
“Il sottopasso ricco di manifesti è un museo in movimento che fa sentire meno soli nel passaggio angusto. Toccare per percepire le varie tecniche utilizzate.”
“Con degli interventi minimi si può valorizzare un luogo squallido e degradato. Perché non autorizzare o incoraggiare l’uso di questi spazi per l’espressione artistica, invece di lasciarli in abbandono?”
“Tre figure umane con semaforo in testa: semaforo verde alla vita!”

“Non c’ero mai passata, bello, stimolante, pieno di fantasia.”
“Dovrebbe esserci più armonia, alcuni sono belli altri no.”
“E’ di grandissimo interesse ma perché non viene tenuto pulito?”
“Troppo sporco.”
“Singolare nel suo genere l’affissione sui muri di immagini e simboli lasciati da artisti o pseudo tali. Molta sporcizia caratterizza il percorso.”

Roma non è solo “antichità” e nessun posto come Ostiense, district underground della capitale, sa dimostrarlo. Più o meno apprezzate, contornate da scorci da migliorare e abbellire, le opere di street art sono così: vivono sulla strada, consegnate alla città, affidate al tempo, rifinite o malandate, cancellate dall’inquinamento e dalle intemperie. In questo modo luoghi che non avrebbero nulla da dire iniziano a parlare, in una sorta di semaforo verde alla creatività e alla vita. Qui, nel sottopasso, lo fanno attraverso le creazioni di artisti più o meno noti, veri e propri pezzi di musei in movimento che “fanno sentire meno soli fra i rumori“, a dimostrare che il luogo è ancora vivo e che riqualificare, in nome del “ringiovanimento” e non del deturpamento, è possibile. Ogni persona che passa qui ha per forza qualcosa da dire.

Sottopasso di Via delle Conce [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC Y SA]
Sottopasso di Via delle Conce [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC Y SA]

HUNTING POLLUTION [5]
“Come trasformare un palazzo in un’opera d’arte.”
“Bellissimo uccello acquatico con pittura antismog di Iena Cruz.”
“Lo vogliamo in tutti i palazzi di Roma.”
“Si sente quasi il mare.”
“Bello valorizzare in questo modo alcuni edifici.”
“Complimenti ai condomini che hanno approvato l’opera d’arte.”

Hunting Pollution, Via del Porto Fluviale [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC Y SA]
Hunting Pollution, Via del Porto Fluviale [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC Y SA]
Fra via del Porto Fluviale e via delle Conce, nel cuore del distretto underground, prende forma il murales green più grande d’Europa, uscito dalla mano di Federico Massa, meglio noto come Iena Cruz.
A cavallo fra le due pareti del palazzo che fa angolo, l’airone tricolore, che occupa una superficie pari a 1000 metri quadri, cattura la sua preda in un mare inquinato, distrutto dall’uomo, finendo per contaminarsi esso stesso.
Fuor di metafora invece, proprio in uno degli incroci più trafficati della capitale, sarà lui ad assorbire gli agenti inquinanti grazie ad airlite, la vernice mangia-smog, pittura innovativa che trasforma le pareti di case, uffici e scuole in depuratori alimentati con l’energia solare.

BLU [6]
“I palazzi malandati riempiamoli di fantasia.”
“Perfetta interazione tra architettura e pittura.”

Manifesto dello sportello di rigenerazione urbano a Ostiense [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC Y SA]
Manifesto dello sportello di rigenerazione urbano a Ostiense [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC Y SA]
Volti giganteschi, boschi di banane, fulmini, catene da spezzare: il sogno colorato di una vita tutta da  inventare, firma di Blu, affresca da quattro anni l’ex caserma di via del Porto Fluviale, sfondo di una delle strade più trafficate della città e da anni occupata da famiglie di diversa nazionalità, oltre che dalla comunità di S. Egidio. Un arcobaleno che fa venire voglia di dipingere tutti gli spazi spenti della città e cerca, assieme, di far riflettere su questioni sociali semplicemente lanciando uno sguardo verso l’alto, nella routine di tutti i giorni.

WALL OF FAME [7]
“Una passeggiata in una galleria di ritratti famosi… sarebbe da nominarli. Da ambientarci un film?”
“Troppo chiari i disegni, quasi trasparenti.”
“Espressioni di visi.”
“Chi sono questi personaggi raffigurati? Perché l’autore li ha voluti immortalare?”
“Vorrei sapere chi sono tutti quei personaggi, non li ho riconosciuti tutti.”

The Wall of Fame, Via dei Magazzini Generali [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
The Wall of Fame, Via dei Magazzini Generali [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Sfondo rosso, profili in bianco e nero che li rendono forse “meno seduttivi“delle opere colorate, ordine alfabetico e bando alle gerarchie: è il Wall of Fame di JB Rock,  personale galleria di miti dell’artista che costeggia per 60 metri via dei Magazzini Generali.
Camminando e sbirciando fra le macchine si può scovare l’alfabeto di volti celebri e comuni che hanno segnato la vita del writer: Papa Wojtyla, Dante e Obama che sulla strada, lo spazio che rende tutti uguali, siedono accanto agli affetti più intimi dell’artista. E’ una bacheca di messaggi: nessuno passa per di qui di corsa; ci si ferma, si riflette, ci si lascia suggestionare.

GAZOMETRO [8]
“Un’architettura che sa di nostalgia.”
“E’ la prima volta che ho visto il Gazometro da questa prospettiva.”
“Architettura industriale da valorizzare.”
“Una strada silenziosa a dispetto della vicina Ostiense carica di rumori.”

“Come venivano usati? Ricordo quando quello grande si “muoveva” a seconda del livello del gas.”
“Ricordo il fumo quando funzionavano.”
“Svetta il Gazometro fra palazzine del primo 900 con giardinetti, ricordi di piccoli orti di famiglie europee. Via piena di luce, aria (qui ci abiterei!).”

Il Gazometro visto da Via del Commercio [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Il Gazometro visto da Via del Commercio [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Campeggiano in un’area silenziosa, a dispetto delle strade vicine, i simboli dell’architettura industriale nel ventesimo secolo. Sebbene sia difficile poterli considerare vere e proprie opere d’arte, gli alti cilindri d’acciaio, abbandonati fra le sterpaglie, restituiscono un senso di benessere e serenità generale ai romani.
Prima emblemi e poi vittime del progresso, dismessi dopo l’introduzione del gas metano, i gazometri sembrano implorare considerazione, immersi fra edifici dal design moderno e vecchie case piene di silenzio e di odori casarecci.

ISOLATO RESIDENZIALE IN VIA DEL COMMERCIO – PAINT OVER THE CRACKS [9]
“La strada, il traffico, i rumori sembrano lontani.”
“Un’oasi nel centro di Roma.”
“Un piccolo spazio di pace… inaspettato.”
“Silenzio, ulivo, arance, amore per se stessi e le cose quotidiane.”

“Le vecchie case piene di silenzio e piccoli giardini con l’ulivo e le arance dove la gente vuole bene a quello (forse anche a quelli) con cui vive.”
“All’uscita dal cortile da una finestra un fantastico odore di pasta e fagioli.”
“Palazzo con cortile e vegetazione, ha gli alti alberi di aranci.”
“I cortili dei palazzi: labirinti da scoprire. Ricordi d’infanzia, si giocava per strada! I cortili luoghi di comunità, perché non si torna a viverli? Ad abitarli? Rimbomba il silenzio, come i chiostri dei monasteri.”
“Da via del Commercio si entra in una strada privata che porta a via Caboto, dove c’è un palazzo con cortile e vegetazione, e alti alberi di aranci.”

Paint over the cracks, Via del Commercio [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Paint over the cracks, Via del Commercio [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Dipingi sopra le crepe, metti in luce la creatività dell’arte contro le rovine dei tempi che avanzano. O, come  si legge a muro alzando gli occhi su via del Commercio, “paint over the cracks”: non è solo l’urlo di Kid Acne, che sceglie non a caso di dipingere davanti alla Centrale del gas, ma anche un chiaro invito, condiviso dai cittadini, a non ignorare il degrado circostante, a non lasciar precipitare la città nell’abbandono e nell’indifferenza.
E’ quello che viene da pensare passeggiando“, dice qualcuno; invece di criticare quello che hai intorno, prendi un pennello e riscopri la bellezza: lo si può fare partendo da qui, la strada dove ci sono più biciclette che macchine, aiuole colorate e alberi curati.

Complesso residenziale dei primi del Novecento, in via del Commercio [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Complesso residenziale dei primi del Novecento, in via del Commercio [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Le “vecchie case piene di silenzio”, contornate da odori familiari, allontanano dal caos che regna solo un paio di vie più in là, dove scorre la vita metropolitana di tutti i giorni.
Qui “la strada e il traffico appaiono distanti” come non mai, fra architetture d’un tempo passato e odori familiari a riempire i cortili, teatro perfetto per i giochi dei bambini. I piccoli giardini ricchi di aranci e ulivi trasportano in un’altra dimensione, in mezzo a labirinti da scoprire e spazi verdi, semplici e inaspettati.

Tabella storica con i nomi dei condomini [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Tabella storica con i nomi dei condomini [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]

A conclusione del contributo pubblichiamo due grafici. Il primo sintetizza la percentuale degli stimoli percepiti dai partecipanti in relazione agli incontri fatti, ai ricordi e ai cinque sensi.

 

Il secondo grafico sintetizza le sensazioni percepite dai partecipanti in relazione alla meraviglia, alla sorpresa, alla curiosità, allo stimolo alla riflessione, all’evocazione nel senso di ricordi o collegamenti, al desiderio di vedere valorizzati i luoghi visitati.

Laboratorio finale dopo la passeggiata [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Laboratorio finale dopo la passeggiata [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Workshop al Caffè Macao [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
Workshop al Caffè Macao [Foto: Associazione Culturale GoTellGo, CC BY SA]
[Alessandra Alesperide, Maria Teresa Natale]

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